Gianfranco Pasquino, reduce dalla cura del volume Fascismo: quel che è stato, quel che rimane, edito da Treccani, spiega che Pd, M5S e Azione/ Iv «dovrebbero mettersi d’accordo sui diritti delle persone» per fare non «una sola opposizione» ma «una collaborazione tra opposizioni» al governo Meloni».

Professor Pasquino, il segretario del Pd Enrico Letta ha parlato di un Congresso “aperto”: finirà così o prevarranno i soliti accordi tra correnti?

In realtà Letta non vuole un Congresso aperto e questo mi dispiace molto. Vuole un Congresso già incanalato tra poche figure mentre c’è bisogno che il partito si apra e scelga fra tre, quattro o cinque nomi. A proposito di questo ho trovato molto significativa e importante l’intervista di Paola De Micheli di ieri al Corriere. Una donna combattiva che ha delle idee. È il punto di partenza giusto.

Crede che la parità di genere sia un problema per il Pd, visti gli attacchi anche pesanti su questo tema ricevuti alla dirigenza in Direzione?

La questione di genere è un problema per tutti i partiti in Italia. Tranne Fratelli d’Italia, forse, il cui capo è una donna. Certo se Meloni non fosse il capo avrebbero problemi anche loro, ma penso che loro se ne freghino delle questioni di genere. Il Pd, su questo punto, ha due problemi: il primo sono gli uomini che non vogliono mollare il loro posto; il secondo sono le donne che dicono agli uomini di mollare il posto ma non vogliono combattere per sostituirli. Il vero problema delle donne, nel Pd, è che non combattono.

Pensa che Pd, Movimento 5 Stelle e Azione/ Iv riusciranno a fare opposizione unitaria al governo Meloni?

Credo che mettere insieme i tre spezzoni dell’opposizione sia un’idea impraticabile. Ci sono due galli nel piccolo pollaio di Azione, ce n’è un altro nel pollaio dei Cinque Stelle e prima o poi qualcuno verrà fuori nel Pd. Non funziona così. Ma si possono trovare tematiche comuni sulle quali combattere delle battaglie. Non una sola opposizione, dunque, ma una collaborazione tra opposizioni.

Sulla guerra parlano lingue diverse, Pd e Azione/ Iv da un lato; M5S dall’altro. Come possono conciliarsi?

È difficile perché appunto parlano lingue diverse. Nel caso di Conte, ad esempio, certo non vorrà smettere di dimostrarsi lui come il “quasi pacifista”. Dunque su questo non ci sarà un’opposizione unita ma per fortuna mi pare che Giorgia Meloni abbia deciso di mantenere una linea europeista e atlantista a favore dell’Ucraina e questo dovrebbe bastare. Il Pd deve lavorare alla sua linea pro Ucraina, ma senza andare dietro o assecondare Meloni.

Se quali tematiche le tre opposizioni potrebbero collaborare?

Credo che dovrebbero mettersi d’accordo sui diritti delle persone. Ad esempio sullo ius scholae e sulla legge sul fine vita. Dovrebbero sviluppare un’azione vigorosa per l’approvazione di leggi che sono sacrosante. L’opposizione non deve limitarsi a giudicare quello che fa il governo e poi reagire, ma deve essere propositiva. Magari anche facendosi bocciare un eventuale disegno di legge, che però rimarrebbe come argomento sia per fare campagna elettorale prossimamente ma anche per mobilitare l’elettorato in qualsiasi momento.

Pd e M5S torneranno alleati o la frattura è ormai insanabile?

Da una parte c’è l’auspicio e dall’altra l’impressione. Auspico che Pd e M5S trovino terreni sui quali convergere, ma mi pare che Conte voglia tornare a essere l’avvocato del popolo e non voglia la riunificazione. L’impressione quindi è che trovare punti d’accordo sarà molto difficile. Ma molto dipende dalla legge elettorale, se rimarrà questa o diventerà un’altra. Se Meloni riuscisse a fare approvare un semipresidenzialismo a doppio turno alla francese, Pd e M5S dovrebbero collaborare per forza.

A proposito di Meloni, come si sta muovendo nella fase della formazione del governo?

All’inizio ho condiviso la sua impostazione di “basso profilo”. Certo poteva risparmiarsi il messaggio a Vox, che è un partito di estrema destra. Ora però mi pare che rischi di fare il passo più lungo della gamba e la situazione si sta un po’ incasinando. Forse è lei stessa a non avere le idee chiare. O meglio, le ha chiare nel dire no ad esempio a Ronzulli, ma ora deve dire dei sì su posizioni chiave come Economia ed Esteri. L’impasse è leggermente preoccupante.

Alcuni no li ha anche ricevuti, come quelli di autorevoli economisti…

Si ma non è lei la responsabile dei no. Forse non sa scegliere bene ma il problema vero è che la classe dirigente di Fd’I è inadeguata e impreparata. È stato fatto un grande balzo in avanti sul nazionale ma non a livello locale e quindi non c’è classe dirigente da promuovere.

Ha parlato di europeismo e di Vox. Pensa che rispetto ai discorsi di qualche anno fa dovrà essere Meloni stessa a cambiare per dialogare con Bruxelles o molto dipenderà dai suoi ministri, specie da “tecnici”?

Certamente lei stessa deve cambiare. È in controllo totale del partito e quindi il primo cambio me lo aspetto a lei, anche se non sono affatto sicuro che lo farà. L’altro cambio di paradigma che probabilmente avverrà prima è quello relativo alla scelta dei ministri. Quel che è certo è che “le idee camminano sulla gambe degli uomini”, come diceva Mao. Consiglio i suoi scritti a Meloni, anche perché molte volte le idee camminano anche sulle gambe delle donne.