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Nel corso di una affollata conferenza stampa, svoltasi ieri mattina a Parigi negli uffici della ong Reporters Sans Frontières, Marina Ovsyannikova ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo aver abbandonato la Russia nell’ottobre scorso.
Una fuga, quella della ex reporter di Channel One, avventurosa, attraversando diversi paesi, per riabbracciare la libertà e ritornare a parlare della repressione putiniana. Una scelta di vita precisa e drastica, che d’ora in poi sarà caratterizzata da misure di sicurezza massime per lei e la figlia di undici anni. La giornata parigina di Ovsyannikova è coincisa con la pubblicazione in Germania del libro autobiografico, intitolato “Tra il bene e il male, come mi sono finalmente ribellata alla propaganda del Cremlino”. Il volume con tutta probabilità verrà tradotto in inglese, in francese e in altre quattro lingue.
Elegante, in tailleur nero, un po’ stanca in volto, ma determinata come sempre, Marina ha risposto per oltre un’ora alle domande di decine di giornalisti francesi e di tutto il mondo.
Al suo fianco il segretario generale di Reporters Sans Frontières, Christophe Deloire. La guerra in Ucraina ha provocato il 14 marzo 2022 la clamorosa protesta di Ovsyannikova. Durante l’edizione serale del telegiornale di Channel One, la reporter ha mostrato un cartello con la scritta “No war”.
Da quel momento in poi la sua vita è cambiata. Vietato usare la parola guerra in Russia, vietato criticare Putin. «Auspico per il popolo ucraino – ha detto Marina Ovsyannikova – la riconquista della loro terra, di riprendersi il loro paese e di raggiungere la vittoria. È quasi un anno che dura. I crimini sanguinari del regime russo sono sempre più atroci. Tutta la comunità internazionale deve unirsi contro il regime. Putin è isolato e sono convinta che verrà giudicato e condannato da un Tribunale internazionale per i crimini commessi in Ucraina».
Alcune domande hanno riguardato la fuga dalla Russia. Troppo pericoloso restare a Mosca. Pedinamenti continui da parte dei servizi segreti e processi inventati di sana pianta stavano rendendo impossibile la vita di Marina, la quale, prima di finire ai domiciliari, ha collaborato con Il Dubbio e documentato la dura vita dei dissidenti e scritto sugli arruolamenti forzati di migliaia di giovani soldati, mandati a morire sul fronte ucraino.
«Per fuggire – ha spiegato - abbiamo scelto una notte tra il venerdì e il sabato, quando i controlli erano meno stringenti. Avevamo due giorni per lasciare la Russia. È stato un successo. Abbiamo preso diverse direzioni, cambiato sette veicoli, anche se uno di essi si è impantanato in un campo, e abbiamo dovuto camminare in piena notte, senza rete mobile. Ci siamo orientati con le stelle. È stata una vera prova. Abbiamo vagato in un campo per diverse ore, nascondendoci dalla guardia di frontiera e da qualche trattore che circolava» . La fuga da Mosca è avvenuta nel pieno degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.
«L'ho dovuto spezzare con una pinza molto tagliente solo dopo aver preso la seconda auto», ha spiegato la reporter dissidente.
Top secret l'itinerario della fuga fino alla Francia. Non tutto può essere svelato per preservare l’incolumità di chi ha fornito in vari modi supporto. “Zone d'ombra” necessarie per «la sicurezza di tutti coloro che hanno contribuito a questa operazione fuori dal comune», ha evidenziato il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire. «Questa evasione, che fa pensare ai più celebri superamenti del muro di Berlino, non è stata organizzata dai servizi di intelligence», ha aggiunto Deloire.
Quando si affronta il tema della repressione della libertà di pensiero e della libertà di stampa, lo sguardo di Ovsyannikova si fa triste e al tempo stesso duro. Nella sua mente di sicuro affiorano mille ricordi.
«Tutta la Russia – ha commentato - si trova in una bolla di propaganda. Non c'è alcun media indipendente. Solo con una connessione Vpn si può accedere alla vera informazione. Molti russi capiscono ovviamente quello che accade, ma non protestano per paura. Il potere è come una piovra, le forze di sicurezza agiscono in modo preventivo appena c'è qualcuno che prova ad alzare la testa. Il regime di Putin è una piovra. Il mondo si unisca per fermarlo».
Già, una piovra che con i suoi tentacoli sta strozzando il popolo russo e che stava tappando per sempre la bocca alla giornalista russo- ucraina.
Come immagina la sua nuova esistenza lontano dalla Russia?
A questa domanda Marina Ovsyannikova ha risposto senza giri di parole, senza nascondersi dietro un dito, guardando in faccia la realtà: «Temo per la mia vita. Quando parlo con i miei amici in Russia, mi chiedono cosa preferisca: il polonio, il novichok o un incidente d'auto». L’autobiografia fresca di stampa servirà a Marina Ovsyannikova a voltare pagina, a far conoscere ai lettori anche l’esperienza come giornalista ai tempi in cui era costretta a lodare, come gran parte dei media russi, Putin e gli oligarchi.
A conclusione della conferenza stampa il corrispondente da Parigi dell’Ansa, Paolo Levi, ha chiesto ad Ovsyannikova se pubblicherà in italiano il suo libro.
«Spero – ha riferito la giornalista russa - di trovare un editore italiano. Sarei molto felice. Spero anche di trovare un editore per i lettori a cui è veramente destinato il mio libro: i russi. Per loro troverò una soluzione. Lo metterò online, sui miei account social, per far capire ai russi come è stata creata la propaganda di cui sono vittime e quali sono i meccanismi che la regolano» .