'Fuggite finchè siete in tempo', è l'esortazione pronunciata dalla vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk e diretta agli abitanti che si trovano nelle regioni ad est del paese. L'appello  arrivato ieri mentre si aspetta che le truppe russe scatenino una sorta di offensiva finale proprio in quelle zone. Un'eventualità quindi considerata imminente dalle autorità di Kiev e dalla Nato, riunita ieri a Bruxelles, anche se Stoltenberg ha parlato 'di alcune settimane' e di una guerra che potrebbe durare mesi. Gli indizi sono  molti, dal riposizionamento dell'esercito di Mosca alle considerazioni sugli obiettivi che avrebbe in mente Putin. Poi c'è la realtà ad incaricarsi di suffragare i timori. Pesanti combattimenti sono in corso nella regione di c, le colonne corazzate di Mosca si stanno muovendo in direzione di Sloviansk (Donetsk), Barvinkove (nei pressi di Kharkiv), Rubizhne (nella regione di Lugansk) e, naturalmente, Mariupol. I funzionari ucraini hanno chiesto l'evacuazione di diverse città: Severodonetsk, Lysychansk, Kreminna, Rubizhne, Popasna, Hirske. Ed è proprio nella città portuale divenuta il simbolo della battaglia campale, con le atrocità commesse, che si registra la situazione più difficile come d'altro canto da un mese a questa parte. I civili intrappolati sarebbero almeno 100mila, anche ieri sono stati annunciati 11 corridoi umanitari ma come altre volte è difficilissimo uscire dalla città. Si è comunque appreso che la Croce Rossa Internazionale è riuscita a organizzare un convoglio di auto private che ha portato in salvo nella città di Zaporizha almeno 500 persone. I racconti che arrivano da Mariupol sono agghiaccianti anche se continua ad essere quasi impossibile verificarli in maniera indipendente per i media. Così il sindaco Vadym Boychenko (è bene segnalare che non si trova all'interno della città) descrive Mariupol come 'la nuova Auschwitz'. E si aggiungono altri inquietanti particolari come quello che vedrebbe i russi girare con dei forni crematori mobili per far sparire le tracce di altre carneficine. Secondo fonti cittadine 'dopo il genocidio di Bucha che ha avuto risonanza internazionale la leadership russa ha ordinato la distruzione di qualsiasi prova di crimini da parte del suo esercito'. E' chiaro che il massacro del sobborgo di Kiev è diventato la pietra di paragone per denunciare le nefandezze della guerra. Man man mano che passano i giorni emergono altri fatti, Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha reso noto che a Bucha almeno 25 ragazze (tra i 14 e i 25 anni) sono state violentate dai soldati russi a Bucha. 'Le violenze sono avvenute un mese fa. Continueremo a documentare questi terribili crimini e ogni criminale sarà punito' ha detto Denisova. A Hostomel, non lontano da Irpin, poi sarebbero 400 i cittadini dispersi dopo 35 giorni di occupazione. Tutto ciò rimanda a un processo per crimini di guerra a carico di Putin, eventualità al momento impossibile anche se il primo ministro inglese Johnson ha cominciato a maneggiare una categoria già usata da Zelensky. 'Temo che quando si guarda a ciò che sta accadendo a Bucha, non mi sembra molto lontano dal genocidio'. Ma oggi è anche il giorno in cui la Ue si appresta a varare il suo quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia, il contenuto delle misure è già noto (stop al carbone e alle transazioni finanziarie con alcune importanti banche) ma ha fatto sensazione il dettaglio che nel mirino dei provvedimenti sarebbero finite anche le due figlie di Putin, Ekaterina Tikhonova e Maria Vorontsova. Contro le sanzioni continua ad essere la Cina che proprio ieri tramite il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian ha ribadito che 'se gli Stati Uniti sono interessati con sincerità a risolvere la crisi in Ucraina, dovrebbero smettere di sventolare il bastone delle sanzioni'. Il fronte diplomatico non è comunque fermo e ha fatto la comparsa un nuovo attore, l'Ungheria dell'appena rieletto Orban. Il premier magiaro ha annunciato di aver parlato con Putin affinché dichiari 'un cessate il fuoco immediato' e di averlo invitato a Budapest con i leader di Francia, Germania e Ucraina. Secondo Orban il presidente russo non si sarebbe detto contrario anche se un incontro potrebbe avvenire solo a patto di alcune condizioni non specificate. Durante la conferenza stampa Orban ha specificato che 'i russi sanno che noi facciamo parte della Nato e che siamo avversari. Noi condanniamo l'aggressione all'Ucraina'. Una posizione da equilibrista visto che proprio il Cremlino si è congratulato, fra i pochi, per il successo elettorale del primo ministro ungherese mostrandosi propenso ad una partnership.