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Il premio Nobel per la Pace del 2023, l'iraniana Narges Mohammadi, ha iniziato lo sciopero della fame in carcere per protesta contro le limitazioni che le sono state imposte dalle autorità della prigione di Evin, dove si trova rinchiusa, per quanto riguarda l'accesso alle cure mediche e contro l'obbligo di indossare il velo nella Repubblica islamica. Lo ha annunciato la sua famiglia, spiegando di aver appreso la notizia «attraverso un messaggio dalla prigione di Evin».
«Siamo preoccupati per le condizioni fisiche e per la salute di Narges Mohammadi», hanno aggiunto i familiari, che a inizio novembre avevano denunciato come le autorità carcerarie ne avessero bloccato il trasferimento in ospedale, avvertendo che la sua salute e la sua vita fossero a rischio. L'attivista 51enne soffre di gravi problemi cardiaci e polmonari.
Arrestata 13 volte, condannata cinque volte per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate, Mohammadi è diventata il simbolo del movimento “Donna, vita, libertà”.
L’attivista, nei giorni scorsi, ha scritto un messaggio dal carcere di Teheran, reso pubblico dalla figlia Kiana Rahmani e pubblicato sul sito ufficiale del Nobel. Mohammadi, premiata all’inizio di ottobre «per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran», ha criticato ancora una volta l’obbligo per le donne in Iran di indossare il velo e ha denunciato le autorità iraniane. «L’hijab obbligatorio è un mezzo di controllo e di repressione imposto alla società e da cui dipende la continuazione e la sopravvivenza di questo regime religioso autoritario», ha dichiarato attraverso la figlia 17enne, rifugiata in Francia insieme al resto della famiglia.