La prima commissione del Csm ne è certa: sulla scelta di sostituire la gip Donatella Banci Buonamici, titolare del fascicolo della tragedia del Mottarone, non avrebbe influito alcuna pressione esterna. O almeno non emergono dai documenti raccolti alcuni elementi a sostegno della tesi che sia stata una esplicita richiesta del procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo a convincere l’allora presidente del Tribunale Luigi Maria Montefusco a riassegnare il fascicolo. Ma le critiche mosse dal pg nei confronti della giudice sarebbero state «non opportune», perché «estranee alle competenze valutative e decisorie del procuratore generale». È quanto si legge nella pratica che verrà sottoposta al plenum del Csm mercoledì 4 maggio e sulla quale ora sarà l’intera assemblea di Palazzo dei Marescialli a doversi pronunciare. Una vicenda che ha già interessato il plenum, che ha censurato lo “scippo” del fascicolo subito da Banci Buonamici, sostituita una settimana dopo aver deciso di scarcerare due degli indagati e di mandare il terzo ai domiciliari, proprio nel giorno in cui la stessa avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di incidente probatorio.

La pratica riguardava la nota trasmessa al Csm proprio da Saluzzo, nella quale stigmatizzava un comunicato firmato dalle Camere penali. In quella nota, i penalisti facevano accenno a presunte «pressioni o interferenze per ottenere dal presidente del Tribunale di Verbania la sostituzione del giudice per le indagini preliminari, già assegnatario del fascicolo relativo al disastro occorso durante l’esercizio della funivia del Mottarone». Affermazioni che Saluzzo definì «false e ridicole», ribadendo di essersi rivolto a Montefusco soltanto per avere informazioni su eventuali «minacce o intimidazioni» ai danni di Banci Buonamici, in qualità di «unico ed esclusivo titolare delle iniziative in materia di sicurezza personale dei magistrati e delle sedi giudiziarie». Nessun contatto verbale, ha chiarito Saluzzo, con Montefusco, al quale non avrebbe in alcun modo richiesto la sostituzione della giudice.

Nella missiva Saluzzo si rammaricava per il dannoso clima di «contrapposizione», alimentato, secondo il procuratore generale, dai media e non dalla procura. Ma il pg sarebbe andato oltre, secondo quanto si legge nella pratica a cui farà da relatore il laico Alberto Maria Benedetti, sostenendo che da parte Banci Buonamici, «nel corso dell’udienza in camera di consiglio (...) vi è stata qualche “asperità” eccessiva nei confronti della procura della Repubblica, che ha poi travalicato i confini della camera di consiglio ed è stata riportata dai mezzi di comunicazione». Da lì il discorso si sarebbe spostato sulle minacce ricevute dalla gip, in merito alle quali Saluzzo ha chiesto delucidazioni.

Dopo pochi giorni, la giudice è stata sostituita e la vicenda è deflagrata, generando non poche polemiche sui media e negli ambienti giudiziari. Così la sostituzione improvvisa è finita davanti al Consiglio giudiziario di Torino, davanti al quale Montefusco ha riferito «di non aver avuto contatti con la procura generale prima di decidere l’assegnazione» e precisando di non aver ritenuto che dalla nota inviatagli da Saluzzo, nella quale «si faceva riferimento alle asperità tra la dottoressa Banci e la procura», potessero «emergere critiche all’operato» della giudice. In quella occasione, Montefusco ha depositato le chat di quei giorni, aggiungendo che «il riferimento della dottoressa Banci in relazione alla cattiveria di quelli di Torino riguarda lei (il pg, membro di diritto del consiglio giudiziario, ndr) e io conoscendo il mio interlocutore ho lasciato cadere il discorso».

Da quelle chat emergerebbe «un contesto relazionale ed operativo interno al Tribunale piuttosto complicato e non sereno», ma nessuna pressione da parte del procuratore generale o altri soggetti. E il riferimento alla «cattiveria di quelli di Torino», ad avviso del Consiglio giudiziario, «non è univocamente riferibile al dottor Saluzzo e, comunque, atterrebbe ad una percezione della dottoressa Banci Buonamici, non suffragata da elementi di riscontro».

La giudice, oltre a contestare il presunto «eccesso di polemica» attribuitole da Saluzzo, ha riferito che Montefusco, prima di revocarle l’assegnazione del fascicolo, le avrebbe detto «io rischio, ma tu rischi più di me, me l’hanno fatto capire chiaramente da Torino». Ma quella frase, ha sentenziato il Consiglio giudiziario, «non è univocamente riferibile al dottor Saluzzo». Inoltre, «non vi è prova di che cosa sia stato eventualmente detto al dottor Montefusco “da Torino”» e, comunque, «lo stesso dottor Montefusco ha poi smentito di aver ricevuto pressioni dal dottor Saluzzo o da altri magistrati ai fini della revoca dell’assegnazione».

Insomma, la parola dell’uno contro quella dell’altro, quanto basta per richiedere l’archiviazione. Per la prima commissione - che ha nei mesi scorsi aperto una pratica sulla possibile situazione di criticità ambientale del Tribunale di Verbania -, sebbene dalla nota del pg «nulla emerge quanto all’assegnazione o alla riassegnazione del procedimento Mottarone», emergono comunque delle critiche, da parte di Saluzzo, «alle modalità di conduzione della dottoressa Banci Buonamici dell’udienza in camera di consiglio di convalida del fermo». Critiche «non opportune anzitutto perché estranee alle competenze valutative e decisorie del procuratore generale», ma che «non rilevano ai fini dell’oggetto del presente procedimento né, tanto meno, possono riverberarsi sui parametri valutativi» posti alla base di un possibile trasferimento di sede. «La richiesta di informazioni del procuratore generale relativa ad eventuali minacce alla sicurezza e all’incolumità della dottoressa Banci Buonamici è stata invece sicuramente pertinente rispetto alle attribuzioni, proprie del procuratore generale, in materia di sicurezza dei magistrati». Da qui la decisione di chiudere la vicenda.