La Procura di Firenze prenda «in considerazione il diritto delle persone offese di consultare gli atti e i documenti relativi a tutti i procedimenti sinora definiti» sulla vicenda dei delitti attribuiti al cosiddetto Mostro di Firenze, «per consentire di argomentare al meglio le proprie future richieste di riapertura delle indagini ai sensi dell’art. 414 Ccp, da intendersi come necessità sia di nuovi accertamenti balistici e genetici, sia di nuove assunzioni testimoniali». È questa la richiesta dell’avvocato Vieri Adriani per conto della sua assistita Anne Lanciotti, figlia di Nadine Mauriot, la donna francese vittima insieme al compagno Jean Michel Kraveichvili dell’ultimo dei duplici omicidi attribuiti al Mostro, avvenuto a Scopeti, frazione del comune di Rufina, l’8 settembre 1985.

Mostro di Firenze, cosa chiede la famiglia di Anne Lanciotti

«La Procura della Repubblica di Firenze ha sinora ignorato le giuste istanze delle persone offese di potere accedere agli atti per tentarne una rilettura completa, l’unica strada idonea a fornire ancora una soluzione al caso - scrive l’avvocato Adriani - Non si comprende davvero quale possa essere, oltretutto a distanza di quasi 37 anni dall’ultimo duplice delitto, l’interesse pubblico a che i familiari delle vittime non debbano avere la possibilità di confrontare le informazioni custodite nei faldoni delle indagini susseguitesi ininterrotte fino alla più recente archiviazione». LEGGI ANCHE: Ok del cdm: vaccino obbligatorio per over 50. E green pass base per servizi e negozi L’avvocato Adriani, sempre per conto di Anne Lanciotti, «dice basta al deprecabile mercato costruito sulla morte della madre». «Basta con quei soggetti che, mossi da fini di lucro, organizzano trasmissioni tv oppure rivendicano pubblicamente presunte competenze scientifiche per potere dire la loro sui duplici omicidi attribuiti al cosiddetto Mostro di Firenze senza riscontri documentati e senza comprovate professionalità. Basta con il diniego degli atti dei passati processi che impedisce loro di presentare istanze di riapertura delle indagini ben documentate e ben motivate». Il legale dei familiari delle vittime francesi censura «i vari documentari andati in onda finora solo per soddisfare le tesi ora di questo, ora di quello». «La mancanza di tali requisiti di obiettività e scientificità connota anche la ricostruzione dell’ultimo delitto in cui persero la vita Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili, fatta nelle conclusioni di un recente documentario - continua il comunicato diffuso dall’avvocato Adriani - Essa, infatti, si contraddistingue per così innumerevoli travisamenti, al punto da svelarne il filo conduttore: richiamare per quanto possibile la pruriginosa curiosità dei telespettatori su una vicenda che è realmente costata la vita a due giovani, alla pari di un film horror».