Finalmente libera. Finalmente libera di esprimere il proprio pensiero senza correre rischi. Dopo circa sei mesi di silenzio, la giornalista russa Marina Ovsyannikova (collaboratrice del Dubbio), è tornata a parlare da donna libera e lontana dalla morsa liberticida messa in atto da Putin. Lo ha fatto questa mattina a Parigi nel corso di una conferenza stampa organizzata da Reporters sans frontieres. Marina ha criticato nel marzo 2022 il Cremlino per l’aggressione militare ai danni dell’Ucraina, esponendo durante il telegiornale di Channel One un cartello con la scritta “No war”.

Da quel momento la sua vita è cambiata ed è iniziato, come per tanti altri dissidenti, un vero e proprio calvario fatto di pedinamenti da parte dei servizi segreti e processi. Ovsyannikova è però riuscita a scappare nello scorso mese di ottobre dalla Russia. Oggi, dopo tanto silenzio, la sua nuova apparizione pubblica per parlare della nuova vita che la attende e del libro autobiografico nel quale descrive la “fabbrica della propaganda” mediatica di Mosca, che l’ha indotta a fuggire con quanto di più prezioso: la figlia undicenne.

Il libro, intitolato “Tra il bene e il male, come mi sono finalmente ribellata alla propaganda del Cremlino”, uscirà oggi in Germania con l’editore Langen Muller e successivamente sarà pubblicato in inglese e francese.

Marina Ovsyannikova è stata sottoposta in Russia a diversi processi per aver criticato la guerra in corso in Ucraina e l’uccisione di decine di bambini a causa dei bombardamenti russi. Nella scorsa estate si sono intensificati i rapporti con il nostro giornale con la pubblicazione di diversi articoli sui processi farsa contro i dissidenti e sugli arruolamenti forzati di tanti giovani soldati, mandati a morire sul fronte ucraino.

La collaborazione con il Dubbio si è interrotta l’ 11 agosto 2022, quando Ovsyannikova è stata messa agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Il suo ritorno sulla scena pubblica consentirà di far sentire di nuovo una voce critica nei confronti del regime di Putin. Va in questa direzione il libro autobiografico. Alcune pagine sono dedicate all’infanzia vissuta in Cecenia, a Grozny. Gran parte del lavoro editoriale è dedicato alla sua esperienza lavorativa, ai tempi in cui era costretta a lodare - destino simile a gran parte dei media russi, - Putin e gli oligarchi.