Domenica 21 Dicembre 2025

×

“Lupo polare”, la prigione nell’Artico che inghiotte i detenuti politici

La colonia penale dove Navalny ha passato gli ultimi mesi è tra i luoghi più remoti del Paese, a duemila chilometri da Mosca. «L’inverno i detenuti vengono velocemente richiamati in cortile con indosso solo vestiti leggeri»

16 Febbraio 2024, 17:30

14 Dicembre 2025, 13:30

“Lupo polare”, la prigione nell’Artico che inghiotte i detenuti politici

«Lupo polare», così viene chiamata la colonia penale a regime speciale Ik-3 in cui Aleksei Navalny era arrivato il 23 dicembre scorso, dopo essere scomparso per 19 giorni, come previsto dal protocollo non scritto degli abusi previsti fin dai tempi degli zar per i detenuti politici in Russia, un lungo, tortuoso e segreto trasferimento noto come “etap”.

Aperto nel 1961 dove prima si trovava un gulag di epoca staliniana, Ik-3 è uno dei centri detentivi più remoti e inaccessibili del Paese, duemila chilometri a nordest di Mosca, in cui sono detenute più di mille persone, fra cui serial killer, stupratori, pedofili, pluri condannati, comunque persone che scontano pene di 20 anni o più o detenuti di alto profilo politico come lo era stato Platon Lebedev, ex partner in affari di Mikhail Khodorkovsky che vi passò due anni.

«L’inverno i detenuti vengono velocemente richiamati in cortile con indosso solo vestiti leggeri», aveva riferito nel 2018 un ex detenuto in una testimonianza raccolta da Olga Romanova, attivista per i diritti dei detenuti, intervistata da Radio Liberty. «Dovevano rimanere in riga e non era consentito loro di strofinarsi o battere le mani per riscaldarsi. Dovevano rimanere in quelle condizioni per 30 o 40 minuti, fermi, a meno 45 gradi. Se un detenuto si muoveva, venivano aperti i cannoni d’acqua contro tutti». «In primavera arrivava una nuova tortura: le mosche e le zanzare. Se ti muovevi, arrivava il getto d’acque».