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Di lui si erano perse le tracce da anni, fino a quando il nome di Raimondo Etro, brigatista della colonna romana che partecipò al sequestro di Aldo Moro e per questo condannato a 20 e 6 mesi anni, da un anno a questa parte è tornato a riempire le cronache dei giornali. Prima, perchè dal suo profilo Facebook ha insultato la consigliera comunale capitolina Rachele Mussolini (che lo ha querelato), poi per il fatto che percepisce il reddito di cittadinanza, infine per la frase pronunciata la settimana scorsa a un talk show di La7: “Meglio le mani sporche di sangue che di acqua”. Ora, in un'intervista a Tpi.it, Etro ha annunciato di non percepire più i 780 euro di reddito di cittadinanza: "Ho ricevuto a gennaio l’ultimo accredito. Me lo hanno ritirato perché non ho comunicato una variazione di residenza. È una questione semplicemente burocratica". Ha spiegato che suo figlio disoccupato e mia nipote hanno dichiarato fittiziamente di abitare da lui e che lui non ha comunicato questa variazione, anche se paradossalmente non lo avrebbe in alcun modo penalizzato. E che non è possibile correggere la cosa "e sinceramente neanche mi interessa: dopo tutte queste polemiche, penso che vada bene così". Poi aggiunge, "Le norme sul reddito di cittadinanza prevedono per la mancata comunicazione di residenza una pena da uno a tre anni, per la quale sono stato già interrogato dalla Guardia di Finanza. Mi sono dichiarato colpevole e chiederò di essere giudicato subito, con la speranza che mi condannino immediatamente, perché in questo momento, senza reddito di cittadinanza, non ho neanche la possibilità di sopravvivere". Insomma, l'ex brigatista - invalido al 67% - preferisce tornare in carcere perchè tanto il reddito di cittadinanza non gli bastava per pagare 800 euro di affitto e sopravvivere: "Quand’anche lo prendessi, non riuscirei a pagarci l’affitto: è un circolo vizioso. L’unica soluzione è questa: mi consegnerò per la seconda volta al carcere e almeno la pena da uno a tre anni la sconterò lì". L'unica alternativa, ha detto, sarebbe "una scatola di cartone alla stazione Termini. E sinceramente a fare il barbone non mi ci vedo. Con le condizioni di salute che ho, almeno in carcere mangio tre volte al giorno, ho un posto dove dormire e l’assistenza medica".