L’ assunto beffardamente ostile, il fiat lux anzi il fiat tenebrae, fu quello di Collovati, ex stopper dell’Inter e del Milan che fu: «Quando sento una donna, poi la moglie di un calciatore, parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco. Una donna non capisce come un uomo». La valanga di insulti, più o meno social, sta ancora tracimando ben oltre i protagonisti, ora che la nazionale femminile dà buona prova al Mondiale, con consensi di critica e di pubblico.

Va detto che certo tifo maschilista è rimasto a Cartagine, e chi frequenta uno stadio lo sa: le tifose sanno anche non essere signore, più aggressive e sboccate dei maschi, certe doctoresse Jekill and Mrs Hide, che all'occorrenza menano come energumeni e, dunque, orgogliosamente in grado di analizzare un 4- 4- 2 e se Ranieri sia peggio di Di Francesco. Lo stereotipo della fidanzata/ moglie che se ne frega dei 22 fessi che corrono dietro ad una palla è stato demolito da anni.

Però gli haters maschilisti si scandalizzano e deprecano lo stop di tette al posto di quello di petto ( meccanicamente la cosa può essere facilmente contestata), sostengono che il calcio femminile sia di una noia mortale, e giù insulti. Che non siano alla bassezza si vede dal fatto che non sputino mai a terra né liberino il naso col turbo soffio. E poi è uno scandalo che, segnato il gol, nessuna si tolga la maglietta. Solo quei geni di Lercio sanno scherzarci: «Perché ti sei vestita come me? Partita di calcio femminile finisce il rissa».

Non ci sono solo Collovati e Costacurta, innervositi dalle piroette della bonona Wanda Nara che usa il marito Icardi come un pupazzo. Anche Mughini non ha nascosto il suo razzismo intellettuale: «Non molte donne capiscono, io ne conosco due o tre, a parte la grandissima Emanuela Audisio, che di calcio se ne intendono davvero». La D’Amico è da anni che discetta su Sky, e casomai è meglio non divaghi: disse che Son, l’attaccante sudcoreano del Manchester United, «non viene da un regime democratico». Le ricordarono che la dittatura è in Corea del Nord, si attenesse alla tattica.

I maschi intenditori sono maxi esperti anche in corbellerie sesquipedali. Non si salva nessuno. Mario Sconcerti, per esempio, è passato alla storia in vista della finale di Cardiff Real Madrid- Juve ( 4- 1) quando sentenziò: «Alla Juve Ronaldo farebbe la riserva». Per non parlare delle previsioni di Caressa e dei suoi imitatori, procacciatori di superlativi assoluti nelle telecronache drogate, dove promuovono campioni che poi sbagliano gol da principianti.

La coscia ormai corta della sinistra, Alba Parietti, nota: «Capisco che in un anno in cui la nazionale italiana femminile va ai mondiali di calcio e gli uomini no, a qualcuno possano girare le scatole». Tra i fenomeni maschilisti va assolutamente ricordato il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Belolli, che esclamò: «Basta dare soldi a queste quattro lesbiche». Negò di essere sessista. Tra il milione di twitterologi segnaliamo il seppur educato Davide: «Direi di smetterla con le battute sessiste su queste che non sanno neanche parcheggiare».

Amen. Il boom di ascolti per la vittoria contro l’Australia ha inviperito la massa ipercritica degli uomini sapiens. Le donne se ne fregano. Ma c’è una Simona nel web, dal cuore nerazzurro, da segnalare: «Comunque le francesi in 36 minuti hanno fatto più cross decenti che tutti i terzini dell’Inter in questa stagione». Si vede che capisce poco, doveva aggiungere anche quelli del Milan.