Presidente per la seconda volta. Alla consultazione online hanno preso parte 59.047 persone su 130.570 aventi diritto al voto (affluenza al 45% circa): il 94,19% (55.618 elettori) ha dato l'ok; solo il 5,81% (3.429) si è opposto. Giuseppe Conte è tornato ufficialmente in sella al Movimento 5 Stelle. E con le mostrine di nuovo sul petto, il capo dei grillini potrà finalmente tentare di chiudere tentare di chiudere la partita ancora aperta con Luigi Di Maio. Perché è il fronte interno quello più sanguinoso per l’ex premier. Con un partito già ingovernabile di suo, infatti, la convivenza belligerante col ministro degli Esteri non sembra essere più possibile. Il dualismo - esasperato subito dopo l'elezione del Capo dello Stato si è trasformato in aperto conflitto dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin.

Da un lato il giovane leader di Pomigliano d'Arco, diventato, alla scuola della Farnesina, uno dei più convinti atlantisti presenti sulla scena politica italiana ( fino a definire «animale» il presidente russo, in perfetto stile Biden), dall'altro l'ex presidente del Consiglio, alle prese con un progetto da ricostruire partendo da posizioni “originarie” come il ripudio della guerra e la ritrovata ostilità all'aumento della spesa militare (in perfetto stile “No F- 35” dei bei tempi). «Non votatemi se pensate che il Movimento 5 stelle debba essere lì nelle stanze dei bottoni anziché nei territori e tra le persone», aveva detto Conte ai militanti grillini nel video “elettorale”.

«Non votatemi se pensate che debba diventare una forza politica estremamente moderata, conservatrice, compatibile con il passato e timorosa del futuro», aveva aggiunto l'avvocato. E il no all'aumento della spesa militare dovrà essere la stella polare di questo “nuovo nuovo corso” pentastellato. In barba a chi, come il ministro degli Esteri con “responsabile compostezza” considera «inaccettabile» (secondo quanto riportato dal Corriere della Sera) la posizione del suo partito. Perché il M5S è «una forza di governo che deve saper rispettare gli impegni, in linea con la sua collocazione. Che per me è chiara».

Peccato non somigli neanche un po' a quella del capo che, almeno a parole, non ammette repliche: «Non posso consentire che, di fronte agli sforzi di molti, di un’intera comunità, ci sia al nostro interno chi lavora per interessi propri», ha specificato in un secondo video l'ex premier, riferendosi, evidentemente proprio al suo rivale. E mentre il governo balla e Di Battista plaude al ritrovato spirito battagliero di Conte, il “neo neo presidente” pensa già al futuro. Obiettivo: politiche 2023. È quella l’arma più potente in mano all’avvocato, sempre che nel frattempo non venga nuovamente rovesciato, compilare le liste elettorali e disporre delle eventuali deroghe da concedere a qualche parlamentare per un terzo mandato. Sarà l’occasione per liberarsi di buona parte di deputati e senatori ormai “anarchici” e di lasciare per strada qualche nome eccellente. E quello di Di Maio potrebbe essere in testa alla lista degli esclusi.