Pare che subito dopo aver letto il “quasi” endorsement di Andrea Orlando per Matteo Ricci, i luogotenenti della sinistra dem si siano scambiati messaggi di stupore e incredulità. In pochi, infatti, sembrano disposti a seguire l'ex ministro del Lavoro nella sua crociata contro Elly Schlein. Perché solo con questa lente è possibile leggere la scelta di sostenere il sindaco di Pesaro nella scalata al Nazareno, bisbigliano dall’ala mancina del Pd. «Come è possibile puntare su nomi a caso?», si chiede un orlandiano smarrito, «Ricci è senza dubbio una brava persona, un buon sindaco nato nella stagione renziana, come può rappresentare la sinistra in questo congresso?».

In pochi hanno compreso politicamente quel passo più lungo della gamba compiuto da Orlando insieme all'altro leader occulto della minoranza dem: Goffredo Bettini. E lanciare nella mischia Ricci senza nemmeno aprire un confronto interno, di corrente per intenderci, rischia di rivelarsi un pasticcio pericoloso per l'ex ministro. Così, se già molti esponenti della sinistra Pd, a cominciare dall'ex ministro del Sud Peppe Provenzano, sembravano orientati a sostenere Schlein nella “battaglia” contro Stefano Bonaccini, la mossa di Orlando potrebbe convincere molti altri compagni a seguirne l'esempio, svuotando di fatto il “piccolo regno” orlandiano di truppe e consensi.

La posta in palio, per il capo corrente che ha deciso di non correre in prima persona al congresso, è la leadership di un’area che ora però subisce il fascino fresco di Schlein, l’ex giovanissimo volto di Occupy Pd. È solo questione di difesa con le unghie e con i denti uno strapuntino, fanno notare esponenti fino a poco fa vicini all’ex ministro. E pur di mettere in difficoltà la donna cresciuta fuori dal perimetro dell’apparato (seppur sostenuta da vecchie volpi come Dario Franceschini) Orlando è pronto a mettere in mano a Ricci il testimone rosso della corsa congressuale. Obiettivo non dichiarato: impedire a Schlein di arrivare alle primarie, nella speranza che altri candidati - a cominciare da Dario Nardella - si facciano avanti. Sì, perché non tutti gli aspiranti segretario potranno essere sottoposti alla prova del gazebo.

Secondo lo statuto dem, infatti, «risultano ammessi alle primarie aperte a tutti gli elettori i due candidati a segretario nazionale che abbiano ottenuto più voti tra gli iscritti». Tradotto: Schlein dovrà piazzarsi almeno al secondo posto per poter sperare di prendersi il partito o almeno l’ala sinistra del Pd.

Benedire Ricci significa dunque mettere in campo un candidato che nella prima fase congressuale - quella riservata ai soli iscritti - dovrebbe provare a rubare voti di sinistra all’ex vice presidente dell’Emilia Romagna e spianare nei fatti la strada a Stefano Bonaccini. Perché un conto è la popolarità fuori dalle mura del Nazareno, un altro gli equilibri (e le tessere) di partito. Se poi nella mischia si buttasse qualche altro competitor credibile come Nardella, estromettere Schlein dai gazebo non sarebbe impossibile.

Sempre che nel frattempo non accada qualcosa di nuovo. C’è tempo infatti fino al 27 gennaio per presentare le candidature alla segreteria, settimane in cui le carte potrebbero essere rimescolate più volte. Per ora solo Bonaccini e Paola De Micheli sono ufficialmente in campo. L’ex leader di Occupy Pd dovrebbe sciogliere le riserve domenica prossima quando chiamerà a raccolta al Monk di Roma iscritti e simpatizzanti per un confronto «attorno a quella visione di futuro fatta di proposte concrete che vogliamo portare come contributo a questo percorso, abbiamo bisogno di organizzarci, di costruire insieme una nuova strada, che parta da noi e attraversi il paese per cambiarlo». Solo quando tutti i candidati reali si saranno fatti avanti le correnti usciranno allo scoperto.

Qualche nome di bandiera potrebbe ritirarsi dalla corsa e il gioco delle alleanze interne si comporrà. Resta da capire se Orlando persevererà fino all’ultimo nell’intento di sbarrare le porte a Schlein o se tenterà di aprire un canale di comunicazione con la candidata più quotata a rappresentare la sinistra dem. Ieri i due sono stati visti parlottare alla Camera per qualche minuto, ma per capire di cosa bisognerà attendere ancora qualche settimana.