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Però diciamolo subito: c’è rimonta e rimonta. Nello sport è quasi una regola, perchè è impossibile essere sempre in vantaggio. Capita ai più forti, in ogni mestiere, ma poi, proprio per la consapevolezza di esserlo, per ipertrofia dell’io che subdolamente si fa strada, o per pura megalomania, ci si distrae. E se l’avversario è all’altezza, ti ritrovi sorpreso a dover recuperare. Dopotutto il Liverpool che vince 4- 0 e oscura Messi, imperatore fino a sette giorni prima, è la prova che tutta la vita diventa una rimonta. E vivere sugli allori si conferma illusione pericolosa. Perché chi è sfavorito e ha gli attributi, la pensa esattamente come l’allenatore della città dove nacquero i Beatles, il simpatico tedesco Klopp: «Non sogno di allenare la squadra più forte del mondo, ma quella che la batte». Appunto. Lo sconfitto sbaglia a ritenersi tale, che se le sue forze proprio non dovessero bastare può sempre miracolosamente intervenire il Fato. Che stavolta ha le sembianze di Origi, belga nerissimo panchinaro, supersonico affondatore del Barca. Fato e Giustizia: chi di remuntada colpisce, di remuntada perisce. Di qui si capisce che i sinonimi della Rimonta non sono solo la Risalita, la Rivincita, la Riscossa o la Resurrezione, ma una serie di corollari e optional obbligatori: il cuore, il carattere, la convinzione, la voglia di riscatto, il coraggio, la cocciutaggine e l’impegno, oltre al sacrificio e ad un pizzico di incoscienza. Unendo tre o quattro di queste qualità ci si può riuscire. A patto che la riscossa preveda una buona stella, un’offerta votiva, un sacrificio a Manitu, una manovra scaramantica o un corno alla Totò.
La rimonta non serve solo a vincere ma anche a pareggiare oppure a sopravvivere, come si fa con il bestiame invecchiato, o con la sostituzione del tomaio nelle scarpe o in miniera per ventilare i cunicoli. Lo sa bene Berlusconi che nel 2012, dopo vent’anni di potere, di pulzelle e di promesse, veniva dato ormai per bollito e Forza Italia ai minimi termini con percentuali ad una cifra. Lì il vecchio leone s’inventò la sua rimonta. Riuscì a rivendere la sua faccia, e solo quella, apparendo dovunque sui media, tv in testa. E non fu solo grazie all’abolizione dell’Imu, che ha oscurato come potenza evocativa qualsiasi reddito di cittadinanza passato e presente, ma la tempra del combattente, aiutato dal fedelissimo portavoce Bonaiuti, arrivò in tv a dare scacco a Santoro e Travaglio, in una delle apparizioni più efficaci del nuovo millennio, con quella letterina che faceva l’elenco delle condanne per diffamazione del terribile Marco, missiva che si rivelò arma letale e mediatica. Il Cavaliere resuscitò come Lazzaro e finì ad un’incollatura dal centrosinistra: forse il miracolo più sorprendente dopo la travolgente discesa in campo del ’ 94.
Se guardiamo bene attorno a noi, c’è tanta rimonta, vera e presunta, acquisita e temuta, che ci circonda. Alle Europee spicca la speranza di Zingaretti che pagherebbe per superare i Cinquestelle di uno 0,1 e diventare secondo partito. Forse coincide con la stessa speranza di Salvini, che fa di tutto per indebolire l’alleato e primeggiare. La risalita condisce l’offensiva dei grillini, tesi a riguadagnare il terreno con la guerra senza quartiere alla Lega. Tutti stanno in rimonta.
Ma le vere, degne rimonte sono soprattutto altre. Quella delle donne che sempre più rubano spazio agli uomini, per rompere una sudditanza che non ha proprio ragione di esistere. E che certi uomini tentano di contrastare con la violenza dei femminicidi, con l’uso della prepotenza o il ricatto della sudditanza economica, con la schiavitù del lavoro nero o del salario ridotto. C’è la rimonta dell’immigrato che lavora, paga le tasse, e fa fatica a far valere i suoi diritti di cittadino uguale agli altri. Oppure la riscossa del giovane figlio di un boss, che rivendica la sua autonomia etica e sociale, perché le colpe dei padri possono essere denunciate e riscattate dai figli. Risalire la corrente, come fanno i salmoni, è faticoso e pericoloso, ma il premio finale è sempre la vittoria. Come raggiungere la finale di Champions league. Che poi con l’Aiax si può anche perdere.