Il piano di investimenti da 5 miliardi programmato da Fca per l'Italia va avanti anche dopo la fusione con Psa. A dirlo è il responsabile delle attività europee di Fca Pietro Gorlier, nel corso dell'incontro a Mirafiori richiesto dalle organizzazioni sindacali dopo la firma dell'accordo per la fusione. All'incontro hanno partecipato i segretari generali di Fil, Uilm, Fismic, Ugl metalmeccanici e Quadri. Durante il faccia a faccia, ha riferito il segretario Fim Cisl, Marco Bentivogli, l'azienda avrebbe assicurato anche il raggiungimento della «piena occupazione entro il 2022». La fusione, dunque, «offre molte opportunità per i due gruppi come il rafforzamento in mercati diversi dove in Europa Psa è molto radicato e in Usa, dove Fca ha il 66% del suo fatturato. Il gruppo che ne risulta è molto forte nelle Americhe ( Fca) e in area Emea ( Psa) e sul lusso ( Maserati) e nei Suv ( Jeep). Ma ancora debole in Asia e soprattutto in Cina», ha aggiunto Bentivogli.

Il memorandum illustrato ieri da Gorlier prevede una fusione al 50- 50 con un primo board composto da 10 consiglieri, tra cui due rappresentanti dei lavoratori, uno per Psa ed uno per Fca. L’assetto azionario sarà stabile per sette anni, ad eccezione della possibilità della famiglia Peugeot di salire e DongFeng di scendere. La sfida per entrambi i gruppi sarà aggredire il mercato asiatico, dove entrambe hanno una incidenza poco rilevante.

Dall’incontro è venuta «una notizia importante per l’Italia» ovvero la conferma degli investimenti «su elettrificazione e ibridazione dei nuovi modelli». Ulteriori sinergie potrebbero arrivare dopo la firma definitiva, non prima di fine 2020. Il closing previsto per il 2021 darà vita, dunque, al quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi e il terzo in base al fatturato, con vendite annuali di 8,7 milioni di veicoli e ricavi congiunti di quasi 170 miliardi di euro.

«Un utilizzo sinergico di piattaforme condivise per lo sviluppo e la produzione di nuove vetture sia ibride plug- in che full electric - osserva Bentivogli - possono creare le condizioni di sviluppo, di volumi e riduzione dei costi per l’aumento delle economie di scala ma il tutto deve essere accompagnato da forti investimenti sulla ricerca e sviluppo di prodotto e di processo per affrontare la transizione verso l’elettrico, ormai alle porte. Economie che consentiranno maggiore attenzione alla sostenibilità anche per abbattere i costi di batterie e altri componenti di veicoli a emissioni zero». Nel corso dell’incontro, Fim Cisl ha ribadito la necessità di non snaturare gli stabilimenti italiani, primi al mondo soprattutto per quanto concerne l’organizzazione del lavoro. Il sindacato, dunque, considera «una vera svolta la presenza dei rappresentanti dei lavoratori dentro il consiglio di amministrazione, presenza necessaria soprattutto durante questo processo di aggregazione. Psa aveva già rappresentanti nell’advisory board e la scelta di Fca di rispondere in modo simmetrico ma dentro il Cda ha una portata straordinaria». Tuttavia, aggiunge, «è altrettanto necessario che entro il closing previsto tra 12- 15 mesi si facciano incontri di monitoraggio con le organizzazioni sindacali per verificare lo stato di avanzamento di una fusione che interesserà complessivamente tra le due società circa 400 mila lavoratori di cui 67 mila sono in Italia per Fca e almeno 175 mila dell’intero indotto». Il sindacato ha chiesto una maggiore attenzione da parte del Governo italiano, anche alla luce degli investimenti dei Governi tedesco e francese su innovazione e ricerca del settore automotive. «Di certo - osserva - l’ulteriore aumento di accise dei carburanti va nel senso esattamente opposto».