«Scelga se fare l'avvocata o la mamma». La frase, surreale, è quella che si è sentita rivolgere Salvina Silvia Neri, avvocato 36enne di Catania, di fronte alla banale richiesta di dare un ordine alle udienze a ruolo nella giornata di lunedì in tribunale. A raccontarlo è la stessa avvocatessa, che ha affidato il proprio sdegno ai social.

«Alle ore 12.37, il sottoscritto avvocato viene invitato a “scegliere” tra fare l'avvocato e fare la mamma solo per aver chiesto se era possibile denuclearizzare le udienze, visto che ancora le prime udienze non erano state trattate - si legge nel post della professionista -. Io penso che essere giudici non autorizza nessuno a mancare di rispetto così palesemente e pubblicamente. Profondamente sdegnata». Una questione che ha fatto partire un acceso dibattito tra i colleghi di Neri e che, ora, verrà affrontata anche dal consiglio dell'Ordine etneo degli avvocati.

A fare da sfondo alla vicenda la situazione emergenziale in cui si trova a lavorare la quarta sezione penale del Tribunale di Catania, ospitata negli uffici della ex pretura. Una struttura inadeguata a contenere la mole di lavoro che il Tribunale si trova ad affrontare, con spazi ridotti, aule sovraffollate e decine di processi pendenti, sui quali pesa anche una cattiva organizzazione. E questo è stato dunque il contesto in cui l’infelice scambio di battute è avvenuto.

Lunedì, infatti, il giudice onorario Guido Oliva è arrivato nell’aula in cui si trovava l’avvocato Neri dopo le 11.30, in quanto impegnato in altro collegio. Un ritardo comunicato con un avviso cartaceo agli avvocati il giorno stesso dell’udienza, senza però stabilire alcun ordine per le cause in trattazione, tra fascicoli da rinviare, prime udienze e quelle per le quali erano state evidenziate esigenze particolari. E a fronte di 44 fascicoli da trattare nell’arco della giornata, una volta iniziato l'esame dei procedimenti, Neri ha manifestato la propria preoccupazione per il ritardo.

«Dovevo andare a prendere i miei figli a scuola a Sant'Agata Li Battiati - ha confidato a MeridioNews -, ma non era questo il punto. Sarebbe bastato avere una scaletta delle udienze per avere tutti modo di organizzarci al meglio».

Questa, dunque, la richiesta: poter conoscere l’ordine delle cause in trattazione e stabilire, dunque, come far fronte agli impegni familiari nel miglior modo possibile. «Si è iniziato così a trattare le udienze con un ordine che non ci viene comunicato - ha aggiunto Neri - e quindi mi sono avvicinata per chiedere notizie». Il giudice, a quel punto, ha risposto sottolineando che stava cercando di capire come fare per stabilire le priorità, date le difficoltà causate dalla disorganizzazione del Tribunale. Ed è stato a quel punto che Neri ha fatto presente di avere tre figli da prendere all’uscita da scuola. «Gli ho detto che volevo sapere come si sarebbe andato avanti. Del resto si trattava anche di una prima udienza», ha aggiunto l’avvocato. E a quel punto, dunque, sarebbe arrivata la replica infelice del giudice Oliva: «Allora scelga se fare l’avvocato o la mamma». Una frase udita anche dagli altri avvocati presenti in aula, alcuni dei quali, pur schierandosi con Neri, sottolineano ora le evidenti difficoltà nelle quali si trovava a dover lavorare il giudice.

«Comprendo come anche i giudici si trovino sotto pressione, ma le gerarchie non giustificano certe frasi - ha sottolineato Neri -. Non credo che a un uomo avrebbe mai detto ' scelga di fare l'avvocato o il papà'». Il post della professionista ha fatto il giro del web, suscitando l’indignazione dei colleghi, soprattutto di sesso femminile, che hanno raccontato storie analoghe a quella della collega.