Una 18enne italiana da tre mesi è rinchiusa nel carcere di Astana, capitale del Kazakistan con l'accusa di traffico internazionale di droga. A riportare il caso è il 'Quotidiano di Puglia' sottolineando che la ragazza, di nome Amina, parla solo italiano ed è sempre vissuta a Lequile, nel Salento: è stata sequestrata per 16 giorni dalla polizia kazaka e, oggi, rischia dai 10 ai 15 anni di carcere. Le accuse che le vengono mosse sono respinte dalla giovane e da sua madre. «All'inizio della scorsa estate, insieme alla mamma, Amina è andata a visitare la terra d'origine della sua famiglia, dove vivono ancora dei parenti. E lì, come qualsiasi ragazzina di 18 anni, ha fatto amicizia ed è uscita con alcuni suoi coetanei», sottolinea il quotidiano locale riportando il racconto di alcune amiche di famiglia secondo le quali mentre era in giro con un ragazzo del posto i due «sono stati fermati dalla polizia locale e portati in questura. Amina non conosce la lingua, non ha capito nulla di quanto le dicevano, ma dopo un giorno e una notte in custodia è stata rilasciata perché su di lei non c'era nulla».

Un paio di giorni dopo tuttavia la ragazza è stata portata da due agenti di polizia in un appartamento privato dove è stata tenuta segregata per 16 giorni. La madre ha denunciato la scomparsa e, con una telefonata, ricostruisce il quotidiano, le è stato sostanzialmente chiesto «di pagare un riscatto di circa 60mila euro». Solo grazie al lavoro diplomatico dei funzionari dell'ambasciata Amina è stata rintracciata e rilasciata “da quello che è subito apparso uno stato di detenzione illegittimo” si legge in un documento riservato che il giornale ha potuto visionare.

Ma «mentre la madre denunciava i poliziotti che l'avevano sequestrata per 16 giorni, trascinandoli in tribunale» Amina è stata «convocata alla stazione di polizia per la firma di alcuni documenti» ed è stata nuovamente arrestata «stavolta con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti». «Da quel momento Amina, per il tramite del suo avvocato e con il sostegno dell'ambasciata, ha chiesto più volte i domiciliari, ma non le sono stati concessi perché le autorità kazake ritengono sussista il pericolo di fuga», conclude il “Quotidiano di Puglia”.