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Il Vaticano riapre il caso di Emanuela Orlandi. A quasi quarant’anni dalla scomparsa della ragazza, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria hanno deciso di riaprire le indagini di una vicenda che ha scosso la Santa Sede e le sue massime istituzioni, in un percorso giudiziario e investigativo che ha sfiorato ipotesi inquietanti di ogni tipo.
L’obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze. Un lavoro a 360 gradi per non lasciare nulla di intentato, per provare a chiarire ombre e interrogativi di ogni genere, e mettere definitivamente la parola fine anche alle più incredibili illazioni.
Le novità arrivano poche settimane dopo l’uscita della serie tv Vatican girl su Netflix che ha come tema proprio la scomparsa di Emanuela Orlandi e che ha fatto discutere la critica.
Stando al piano di lavoro messo a punto all’ufficio del promotore di giustizia si ripartirà dai dati processualmente acquisiti, si seguiranno nuove piste e vecchie indicazioni all’epoca non troppo approfondite: insomma, il lavoro ripartirà dall’esame di ogni singolo dettaglio a partire da quel pomeriggio del 22 giugno 1983, quando una ragazza di 15 anni, Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente vaticano, scompare nel nulla. Si era richiusa alle spalle la porta della sua abitazione alle 16 di quel giorno di inizio estate per andare a lezione di musica in piazza Sant'Apollinare.
Nei pressi dell'omonima basilica dove molti anni più tardi si scoprì che vi era seppellito uno dei capi della banda della Magliana, “Renatino” Enrico De Pedis, secondo diversi testimoni esecutore materiale del sequestro «per conto di alti prelati»
Le nuove indagini su Emanuela potrebbero arrivare a uno squarcio di luce anche sulla vicenda della coetanea Mirella Gregori, scomparsa pure lei quell’anno e della quale si accenna anche in Vatican girl.