di ZEFFIRO CIUFFOLETTI

La parola più antica e più usata per speigare le straordinarie giravolte politiche italiane è sempre stata “trasformismo”. Tuttavia, le analogie, che tanto appassionano gli storici, rischiano sempre di essere superate da ciò che accade, ormai da molti anni, in Italia. Da Tangentopoli in poi il sistema partitico italiano sembra impazzito: sempre più nuovi e sempre più fragili i partiti, sempre più inconsistente la politica e l’azione di governo, sempre più logore le istituzioni. Tranne una, per fortuna: la Presidenza della Repubblica. Peraltro non eletta direttamente. Nel giro di un quarto di secolo proprio la Presidenza della Repubblica ha dato vita a tre governi tecnici, in realtà espressioni del volere del capo dello Stato di turno: il presidente Scalfaro con Ciampi e poi con Dini, il presidente Napolitano con il prof. Monti, che fece una politica di austerità ma aprì la strada ai Cinquestelle. I primi due, Ciampi e Dini, venivano dalla Banca d’Italia. Il terzo era un professore molto ben inserito nel mondo della finanza internazionale. Oggi il professor Conte, l’“avvocato del popolo” di una maggioranza composta da due forze politiche definite, fino a ieri, populiste, Cinquestelle e Lega, si ritroverà, forse, a capo di un nuovo governo. Un governo che non si sa ancora come chiamare, salvo i colori che evocano una squadra di calcio.

Certo sarà un governo a “maggioranze inverite” , con due forze come Pd e Cinquestelle, che dopo essersi molto odiate e anche offese, si mettono insieme prima di tutto per negare le elezioni a Salvini che ha scelto il momento sbagliato per aprire una crisi. Certo le due forze che si uniscono per formare il governo non rappresentano più, da tempo, la maggioranza del Paese, non solo nei sondaggi, ma nelle elezioni regionali che si sono succedute negli ultimi tempi. Inoltre tutte le regioni produttive che tengono in piedi l’Italia sono in mano al Centrodestra. Queste chiederanno dopo il referendum vinto, maggiore autonomia ad una maggioranza ostile. Più che un governo di necessità, quello fra Cinquestelle e Pd sembra un governo di necessità dei perdenti, che pur di evitare il voto farebbero di tutto di più. Tanto è vero che uno dei problemi nella formazione del governo, riguarda proprio Zingaretti, segretario del Pd e governatore del Lazio, che dovrebbe dimettersi per entrare nel governo, aprendo la strada alle elezioni nel Lazio, che il Pd teme assai.

Quello che impressiona è che il governo Cinquestelle- Lega si basava su un contratto che doveva legare due forze che diffidavano l’una dell’altra. Questa di oggi è un’alleanza di necessità in cui di programmi non si parla nemmeno. Questa sarebbe la vera “discontinuità”... rispetto ad una alleanza fondata su un contratto sottoscritto e garantito dai due leader di partito, tutti e due vicepremier e ministri del primo governo Conte che diventerebbe un premier per tutte le stagioni, come nella storia del trasformismo.

La prima grande operazione trasformistica, come è noto, avvenne in Italia nel 1876. La Destra vinse le elezioni nel 1874 ma perse molti collegi al Sud e nelle isole. Il governo Minghetti, autorevole esponente della destra, che raggiunse il grande obiettivo del pareggio di bilancio, fu messo in minoranza nel voto sull’interpellanza Morana, il 8 marzo 1876. Sembrava uno dei tanti episodi che segnavano la vita, sempre breve, dei governi della Destra storica. Il re, forse anche per ricreare una cucitura Nord- Sud, grave problema di ieri e di oggi, diede l’incarico di governo ad Agostino Depretis, il vinattiere di Stradella, che sebbene di sinistra aveva ricoperto incarichi ministeriali con vari governi e nel ’ 66 persino con Bettino Ricasoli, uno dei grandi nomi della Destra storica. Il 25 marzo 1876, assunta la guida del governo e non avendo una maggioranza certa, si andò alle elezioni.

Guarda un po’ proprio nel novembre del 1876. Grazie all’uso spregiudicato dell’azione dei prefetti nei collegi meridionali, da parte del ministro degli Interni Nicotera, la Sinistra travinse. Meditate gente, meditate.... Le battute a mia disposizione sono finite, ma la storia politica d’Italia non finisce mai di sorprendere....