«Possono fare quello che vogliono, possono anche incriminarlo ma a quel punto sarà guerra senza quartiere». Le parole pronunciate dall'avvocato difensore di Donald Trump ai media americani, restituiscono il clima di alta tensione che sta montando intorno alla possibile incriminazione dell'ex presidente degli Stati Uniti e per ora unico candidato repubblicano alle elezioni del 2024.

La situazione in verità appare ancora più confusa perché il tycoon aveva già scaldato l'atmosfera qualche giorno fa, dicendosi sicuro che sarebbe stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta legata alla cessione di denaro all'ex porno star Stormy Daniel. Quest'ultima nel 2016 avrebbe ricevuto dall’avvocato Michael Cohen 130 mila dollari per non rivelare una sua presunta relazione con The Donald.

I media per tutta la giornata hanno cercato di sapere se il grand jury della corte di Manhattan avrebbe preso una decisione sull’incriminazione, alla fine il verdetto è stato posticipato a domani, mentre ancora davanti ai magistrati hanno sfilato altri testimoni.

Molto probabilmente si sta cercando di raffreddare la situazione visto che nei confronti del procuratore Alvin Bragg, titolare dell'inchiesta, sono arrivate minacce dirette da parte dei sostenitori di Trump e si temono incidenti in caso di una sentenza di colpevolezza. Il tycoon ha infatti chiamato le “truppe” a raccolta, chiedendo ai suoi supporter di protestare in piazza contro i giudici. Per questo motivo la polizia nelle principali città si sta preparando a potenziali disordini. Sia le autorità di New York che di Washington DC e Los Angeles stanno aumentando la presenza delle forze dell'ordine. Barricate d'acciaio sono state erette lunedì fuori dalla Corte penale di Manhattan. Una maggiore presenza della polizia è stata osservata anche fuori dalla Trump Tower. A tutti i membri del Dipartimento di Polizia di New York (NYPD), compresi i detective in borghese, è stato ordinato di indossare la loro uniforme e sono stati messi in attesa. In campo anche la Joint Terrorism Task Force dell'FBI in contatto con i servizi segreti che sarebbero coloro che dovrebbero occuparsi della sicurezza dell'ex presidente se venisse arrestato.

Al momento lo scontro non è solo quello che potrebbe verificarsi in piazza ma si concentra soprattutto con il mondo politico repubblicano, il procuratore Bragg infatti ha affidato una nota al suo portavoce nella quale ha detto senza mezzi termini che non è disposto a farsi intimidire «dai tentativi di minare il processo giudiziario». Una risposta alla lettera con cui i presidenti di tre commissioni appartenenti al Gop (Grand old party) avevano richiesto un'audizione del magistrato e alcuni documenti relativi all'inchiesta che hanno definito «politicamente motivata». Una mossa che sembra essere partita dai massimi vertici dei repubblicani visto che è stata approvata anche dallo speaker della Camera Kevin McCarthy.

Si tratta di un'iniziativa senza precedenti che apre lo scenario di un conflitto tra poteri dello stato e che in qualche modo mina il principio della loro separazione.

Un eventuale processo in ogni caso diventerà un enorme spettacolo mediatico, campo che Trump conosce benissimo, visto che il tycoon ha assicurato che si presenterà comunque in tribunale per dare battaglia. I suoi piu stretti collaboratori lo descrivono particolarmente loquace in questi giorni e che niente potrà farlo indietreggiare.

Forse, paradossalmente, la presenza di Trump avrebbe un merito, evitare altri problemi come il possibile stallo tra il Secret Service e l'ufficio del procuratore.