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«Non lasceremo Bakhmut. Moriremo fino a quando tutti gli uomini non saranno caduti. E quando i wagneriani saranno completamente finiti, molto probabilmente Shoigu e Gerasimov dovranno prendere le mitragliatrici». Con questa dichiarazione trasmessa attraverso un messaggio video Yevgeny Prigozhin, il fondatore e capo delle milizie mercenarie della compagnia Wagner lancia un'accusa precisa agli alti comandi russi. I suoi strali erano diretti principalmente al ministro della Difesa e al capo di Stato maggiore rendendo evidente la spaccatura, gia abbondantemente nota, tra i contractors e l'esercito regolare.
Prighozin è tornato all'attacco e ha parlato esplicitamente di tradimento lasciando solo un retorico spazio ai ritardi dovuti alla burocrazia che, come all'epoca sovietica, regna sovrana in Russia. Per il capo dei mercenari c'è dunque un deliberato tentativo di non far arrivare le munizioni e l'equipaggiamento necessario ai suoi uomini impegnati nella carneficina in corso per la conquista della città del Donbass intorno alla quale si combatte da almeno sei mesi.
Il ritardo delle forniture sarebbe il tentativo delle alte sfere militari di far massacrare gli uomini della Wagner per poi trarre il beneficio e gli onori di una eventuale vittoriosa battaglia o scampare alle critiche per un fallimento. Eppure, ha ricordato Prighozin, i documenti necessari sono stati firmati il 22 febbraio, da allora non sarebbero arrivate nemmeno le pale per scavare le trincee. Il gruppo Wagner ha decine di migliaia di soldati in Ucraina, alcuni reclutati direttamente dalle carceri russe come ha confermato un altro video di qualche giorno fa nel quale si vede Prighozin in un penitenziario parlare con i reclusi, ed è diventato un'arma fondamentale dell'invasione iniziata da Mosca lo scorso anno.
Il ministero della Difesa senza mai nominarlo ha negato le affermazioni del fondatore della compagnia privata: «Tutte le dichiarazioni presumibilmente fatte dalle unità d'assalto sulla carenza di proiettili sono assolutamente false». Descrivendo l'armamento dei gruppi mercenari come una priorità, il ministero ha infatti elencato 1660 razzi, 10171 colpi di artiglieria e mortai e 980 colpi di carri armati che sarebbero invece stati forniti a partire dal 18 febbraio. La tesi di Prighozin non manca certo di chiarezza: «Se facciamo un passo indietro, passeremo alla storia come le persone che hanno fatto il passo principale per perdere la guerra».
Prighozin ha fatto le sue fortune economiche grazie al legame con il leader del Cremlino attraverso la sua azienda di ristorazione, tanto da essere soprannominato il cuoco del regime, lo ha sostenuto diventando nel tempo uno dei suoi maggiori sponsor. Prighozin ha aspramente criticato l'andamento della guerra, dopo la conquista della città mineraria di Soledar ad opera dei suoi mercenari ha assunto sempre maggiore importanza. Nello stesso tempo Putin non puo sconfessare pubblicamente Difesa e Stato maggiore pena un disordine dell'esercito per altro già pesantemente abbattuto dai rovesci di questa seconda parte del conflitto. Ma forse c'è di più, il timore che Prighozin voglia ritagliarsi un ruolo ancora maggiore all'interno della nomenclatura mettendo in discussione il potere dello stesso Putin.Molto e dunque legato alle sorti della battaglia di Bakhmut . La città è circondata e il ponte che consentiva l'accesso è stato fatto saltare in aria. Gli ucraini starebbero operando un ritiro limitato anche se Kiev non avrebbe dato un ordine in tal senso e su questo non vige grande trasparenza.
Una mano a Gerasimov la stanno dando paradossalmente proprio gli ucraini secondo i quali la Wagner sarebbe stata aiutata dall'esercito regolare che ha affiancato i contractor con materiale e soldati aviotrasportati.