Secondo Salvatore Vassallo, politologo dell’università di Bologna, un sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza «è diventata un’ipotesi realistica, non solo per il risultato delle Amministrative ma anche per effetto delle fibrillazioni dentro i 5 Stelle» e che «è improbabile che il centrodestra si rompa, perché allo stato dell’arte ha una effettiva chance di vincere le elezioni e ottenere una maggioranza autosufficiente per governare».

Professor Vassallo, quante probabilità ci sono che Giuseppe Conte porti fuori da governo il Movimento 5 Stelle?

Francamente non saprei prevederlo, perché ci sono molte spinte contraddittorie dentro il M5S e diverse vie d’uscita. La pressione che Conte riceve dalla base militante, articolata sui social, e da una parte del gruppo parlamentare per uscire dal governo è evidente. Al tempo stesso sa che questa sarebbe una mossa abbastanza azzardata, sia perché creerebbe potenziale instabilità in un momento difficile per il paese, sia per la prospettiva elettorale, perché come ricordato da Franceschini e Letta la conseguenza di tale gesto sarebbe la fine di un’alleanza elettoralmente necessaria per il M5S. Ancor di più se non si dovesse andare verso un sistema puramente proporzionale.

Ora passiamo alle vie d’uscita…

Il dilemma può essere in qualche modo alleggerito. Questo perché mentre Letta ha detto che senza il M5S al governo si va a elezioni anticipate, Franceschini ha sottolineato che anche se una componente M5S dovesse abbandonare la maggioranza, il governo troverebbe comunque un modo per sopravvivere. Ciò renderebbe meno rischioso e oneroso per Conte la decisione di uscire dal governo. In ogni caso, la mia impressione è che Conte non romperà, cioè troverà un modo per rimanere nella maggioranza di governo mettendo in evidenza il più possibile le differenti posizioni dei Cinque Stelle rispetto ad altre componenti della maggioranza, sulla linea dei 9 punti consegnati a Draghi.

Ha parlato delle due posizioni differenti nel Pd sull’argomento. Che aria si respira nei dem e quale linea prevarrà?

Credo che il Pd sia dilaniato e che alla fine, per una ragione o per l’altra, se per caso i 5 Stelle rompessero prevarrebbe l’intuito di Franceschini. E prevarrebbe per una ragione nota: cioè la limitata convenienza per i gruppi parlamentari a interrompere la legislatura prima del prossimo anno. E non solo dei gruppi parlamentari. Andare alle elezioni nella prossima primavera significa lasciare al governo in carica scelte su nomine di certo rilievo e portare avanti il Pnrr.

Dunque messa in questi termini Letta si troverebbe in minoranza nel suo partito sul tema alleanza con il M5S....

Quello che può fare Letta, visto che nel Pd su questo ci sono posizioni diverse è far intravedere la possibilità che mantenere i nervi saldi anche da parte dei 5 Stelle può essere compensato con un cambiamento del sistema elettorale che non è quello che tutti si aspettano, cioè non un proporzionale puro, ma un sistema accettabile per i più in questa fase. Prima delle elezioni amministrative scrissi un articolo suggerendo che una via d’uscita sul sistema elettorale potesse essere quella di un proporzionale con premio di maggioranza.

Sbaglio o sarebbe una sorta di mossa che spariglia il gioco?

Oggi è diventata un’ipotesi realistica, non solo per il risultato delle Amministrative ma anche per effetto delle fibrillazioni dentro i 5 Stelle. Diventa sempre più evidente che il modo per tenere insieme in questa ultima fase di legislatura, senza troppe agitazioni, i gruppi parlamentari 5 Stelle e anche vari gruppi di centrodestra, è trovare un modo per cui le prossime elezioni non siano inconcludenti. La soluzione è un proporzionale in cui ognuno si fa le sue liste, senza litigare per trovare un candidato comune nei collegi uninominali, ma con un premio di maggioranza, che dal punto di vista del rapporto M5S- Pd avrebbe il vantaggio di segnalare ai 5 Stelle che non possono rompere proprio adesso.

Ha citato il centrodestra, pensa che arriverà unito alle prossime elezioni?

Innanzitutto mi lasci dire che un proporzionale puro è impraticabile, perché prevederebbe una rottura del centrodestra. Detto questo, a me sembra improbabile che il centrodestra si rompa, perché allo stato dell’arte ha una effettiva chance di vincere le elezioni e ottenere una maggioranza autosufficiente per governare. Anzi, è tra le opzioni più plausibili. Quindi sarebbe difficile strappare sia per Berlusconi che per Salvini. Il quale tra l’altro sta vedendo come molti dei suoi voti finiscono a Meloni, e avere la possibilità di fare un governo di centrodestra senza bisogno di accordi con il Pd sarebbe la soluzione ideale per fermare l’emorragia. Inoltre non credo alla vulgata per cui la linea politica di Giorgetti sarebbe più vicina al centrosinistra che a quella di Meloni.

C’è poi il famoso “terzo polo”, diviso tra le tante sigle centriste e il progetto liberal democratico di Calenda. Come andrà a finire?

È sotto gli occhi di tutti che è complicato mettere insieme un terzo polo per la diversità delle psicologie e delle traiettorie individui dei leader che dovrebbero comporlo. L’altro vincolo è poi il sistema elettorale. Se, come dicevamo, è assai improbabile che si trovi l’accordo su un sistema elettorale puramente proporzionale, e si andasse invece nella direzione indicata prima e che ora sembra aver persuaso anche il Pd, sarebbe difficile rimanere fuori da una coalizione. Da un lato infatti ci sarebbe la possibilità facilmente praticabile, di contribuire alla vittoria di una delle due principali coalizioni; dall’altra sarebbe ancora più evidente l’effetto paradossale che potrebbe avere questo centro, che per ora è principalmente composto da attori che hanno ruotato o che ruotano nell’area del campo largo. Insomma, ogni voto dato al centro sarebbe un’opportunità in più di vincere data al centrodestra. Vedo invece più probabile la nascita di un soggetto a guida Sala, che farebbe da aggregatore di una componente alleata del centrosinistra ma con una sua peculiarità molto caratterizzata sull’ambientalismo.