Il dipinto a olio su tela risalente al Seicento Loth avec ses deux filles lui servant à boire attribuito all’artista francese Nicolas Poussin, noto in Italia come Niccolò Pussino, è stato recuperato dai Carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Monza e restituito ai legittimi proprietari. Le indagini erano partite il 25 maggio 2020 quando gli aventi diritto, una novantottenne svizzera e un sessantacinquenne americano, tramite il loro legale italiano, avevano denunciato il furto dell’opera, delle dimensioni di 120x150 cm, consumato a Poitiers (Francia) dalle truppe di occupazione tedesche nell’abitazione dei loro antenati ebrei tra febbraio e agosto del 1944. I primi accertamenti hanno permesso di appurare che sin dal 22 febbraio 1946 le vittime avevano iniziato le ricerche delle opere asportate dai nazisti in Francia e trasferite in Germania, interessando la Commission de Rècupèration Artistique e producendo un inventario in cui figurava anche il dipinto in questione. Il bene venne inserito nella pubblicazione Rèpertoire des biens spoliès en France durant la guerre 1939-1945, pubblicato tra il 1947 e il 1949 dal Bureau Central des Restitutions (Gruppo francese del Consiglio di controllo del Comando francese in Germania -Direzione generale dell’economia e delle finanze - Divisione riparazioni e restituzione). Nel corso dell’inchiesta è emerso che nel 2017 il bene era stato importato in Italia dalla Francia da un antiquario emiliano, che lo aveva poi esportato temporaneamente in Belgio per una mostra mercato a Bruxelles. Nel 2019, il reale possessore, un antiquario milanese, lo aveva esportato in Olanda in occasione della fiera mercato internazionale di Maastricht. In quella circostanza, il bene era stato individuato da un esperto d’arte olandese residente in Italia che lo aveva riconosciuto come una delle opere presenti nella pubblicazione. Le indagini hanno quindi condotto a localizzare e sequestrare il prezioso dipinto, custodito nell’abitazione dell’antiquario milanese in provincia di Padova, che è stato restituito ai legittimi proprietari su disposizione dalla procura di Milano che ha coordinato l’inchiesta.