Nella riunione del 3 marzo il Comitato tecnico-scientifico propose di adottare misure restrittive in Val Seriana, suggerendo di istituire zone rosse nei Comuni di Alzano lombardo e Nembro. Ma l’invito al governo rimarrà inascoltato. A rivelarlo è l’Eco di Bergamo sulla base del verbale di quella riunione, reso pubblico dal consigliere regionale della Lombardia Niccolò Carretta. «Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa - si legge nel documento - anche in questi due comuni, al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue». Si tratta dei Comuni di Alzano Lombardo e Nembro, quelli a cui si fa riferimento il verbale ufficiale numero 16, redatto martedì 3 marzo al termine della riunione del Cts.   [caption id="attachment_271172" align="aligncenter" width="790"]Verbale del 3 marzo del Comitato tecnico scientifico Verbale del 3 marzo del Comitato tecnico scientifico[/caption]   Il 5 marzo - ricostruisce l’Eco di Bergamo - in provincia di Bergamo arrivano 250 tra poliziotti, carabinieri e uomini della Guardia di Finanza pronti a blindare i due Comuni della Val Seriana. Non entreranno mai in azione. Lo schieramento era stato deciso dopo due giorni di intensi confronti tra Regione, Iss, comitato tecnico scientifico e governo. Dal verbale emerge la posizione netta degli esperti, che consigliavano l’istituzione della zona rossa: «I due comuni - si legge ancora - si trovano in stretta prossimità di Bergamo e hanno una popolazione rispettivamente di 13.639 e 11.522 abitanti. Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili ad un’unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l’R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di altro rischio di ulteriore diffusione del contagio», sottolineavano gli esperti. Quel verbale venne subito trasmesso a Palazzo Chigi. Ma le zone rosse non furono istituite. «Quel documento non mi è mai arrivato», ha dichiarato Giuseppe Conte ai magistrati di Bergamo che il 12 giugno lo hanno sentito come testimone nell’inchiesta per epidemia colposa, con la quale la procura sta cercando di accertare se la mancata istituzione di una zona rossa non abbia favorito il contagio. «Noi pretendiamo che vengano desecretati tutti i documenti ed i verbali a decorrere dal 22 gennaio e sino al 3 marzo - afferma in una nota il Comitato delle vittime - perché solo attraverso l'analisi degli elementi che emergeranno indefettibilmente dai verbali del Cts di quei giorni, la gente, quella gente apostrofata come "quelli lì che continuano ad uscire", potrà darsi una spiegazione dell'immagine sacrificio di vite umane. Solo attraverso quei verbali potrà emergere quale e a chi attribuire la responsabilità delle omissioni che hanno portato a una strage annunciata e riteniamo, consapevole da chi detiene il potere. Solo con la desecretazione di tutti questi documenti il governo potrà dare prova della volontà di fare chiarezza sui fatti occorsi e dimostrerà di avere rispetto delle persone».