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Giulia Sarti Riforma Cartabia
L’intervento della deputata Giulia Sarti, responsabile Giustizia dei 5 Stelle, è stato forse il più apprezzato dalle toghe, all’Assemblea Anm di sabato scorso: la parlamentare è riuscita a intercettare il malessere che attraversa la magistratura di fronte alla riforma del Csm. Oggi il ddl approda in commissione Giustizia al Senato: con Sarti cerchiamo di capire cosa ci si può aspettare.
All’assemblea dell’Anm lei ha detto che se si riaprisse il testo al Senato, si rischierebbe di peggiorarlo: ci aiuta a capire quali possibili scenari possono configurarsi?
Come Movimento 5 Stelle saremmo favorevolissimi a riaprire il dibattito in fase emendativa, sulla base dei rilievi fatti dalla stessa magistratura soprattutto su illecito disciplinare, fascicolo di valutazione, separazione delle funzioni. Di quest’ultimo aspetto, ad esempio, non condividiamo il limite dei dieci anni entro il quale effettuare il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente o viceversa. Poi sul fascicolo di valutazione, quello che non apprezziamo è l’eccessivo peso dato agli esiti dei provvedimenti, e non ci convince l’indeterminatezza del termine.
Riguardo, invece, agli illeciti disciplinari, erano già previsti dall’emendamento governativo. Insieme al Pd, soprattutto sul profilo della violazione della normativa di recepimento della direttiva sulla presunzione di innocenza, abbiamo chiesto un maggior confronto anche con l’esterno, ma siamo rimasti isolati. In generale il problema, e su questo non condivido quanto detto dal sottosegretario Sisto, secondo il quale il confronto con l’Anm c’è stato, è che su queste tre questioni è invece mancato un vero dialogo con la magistratura durante la fase di presentazione dei subemendamenti. Si è trattato di modifiche dell’ultimo momento, non previste affatto nell’articolato presentato dalla ministra Cartabia.
Se al Senato si vuole riaprire la discussione, bisogna farlo solo per fare quelle modifiche utili ad assimilare le istanze poste dalle toghe. Ma il pericolo, come ho spiegato anche sabato durante l’Assemblea dell’Anm, è che da parte di alcune forze politiche si voglia peggiorare il testo, introducendo la responsabilità civile diretta dei magistrati e zero passaggi di funzioni. Questo rischio esiste e quindi, a questo punto, le strade sono due: o si sceglie di stralciare tutta la riforma mantenendo come norma immediatamente precettiva quella relativa alla legge elettorale del Csm oppure si approva questa riforma cercando però di migliorare alcuni aspetti nella fase di decretazione attuativa. Quello che vorrei fosse chiaro, come ribadito anche nelle dichiarazioni di voto alla Camera, è che questa riforma non ci rappresenta: burocratizza il magistrato senza sradicare il correntismo.
In teoria voi potreste presentare dei subemendamenti
Se Lega e Italia Viva, che ricordo fanno parte della maggioranza, hanno intenzione di riaprire il dibattito solo per aggravare la norma, allora anche noi presenteremo sicuramente i nostri emendamenti che andranno in senso opposto.
Lei, in una dichiarazione resa sabato sera, ha sostenuto che lo sciopero della magistratura è legittimo. Eppure persino alcuni sondaggi suggeriscono che potrebbe essere un boomerang.
Se il corpo dei magistrati sarà in grado, come avvenuto sabato, ma in generale spesso in tutto questo ultimo periodo, di far comprendere che le ragioni sottese all’astensione non hanno nulla a che vedere con interessi corporativi ma sono legate alle conseguenze che la riforma porterà all’esercizio della giurisdizione, il cui utente finale è proprio il cittadino, allora penso che l’iniziativa sia pienamente legittima.
Lei prima ha sottolineato appunto che questa riforma non vi rappresenta. Questa dichiarazione come riscrive la vostra posizione all’interno della maggioranza?
Abbiamo ritenuto di dover difendere alcune nostre prerogative, già espresse nell’originario ddl Bonafede. Però ad essersi tirati fuori da un accordo di maggioranza non siamo stati noi, ma Lega e Italia Viva, presentando ulteriori emendamenti peggiorativi e facendo leva sui referendum.
Durante l’Assemblea Anm lei ha annuito, quando la giudice Paola Cervo, rivolta all’avvocato ( più che alla senatrice) Giulia Bongiorno, ha auspicato: «Voi dovreste scioperare con noi!». Crede davvero che l’avvocatura debba scendere in campo insieme con la magistratura?
Non mi permetterei mai di suggerire all’avvocatura cosa deve fare. Io sabato ho ascoltato molto attentamente anche l’intervento del presidente dell’Unione Camere penali, Gian Domenico Caiazza. Quello che posso dire è che questa riforma non apporterà benefici a nessuno degli attori del sistema giustizia. Se domani ci ritroveremo di fronte a un giudice impaurito e conformista allora saranno compressi anche i diritti dei cittadini.