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Palestinesi costretti ad abbandonare Gaza City
La guerra nella Striscia di Gaza entra in una fase ancora più drammatica. Dall’alba di oggi, i raid israeliani hanno provocato almeno 17 morti, secondo fonti mediche citate dall’agenzia palestinese Wafa. Nelle ultime 24 ore, sarebbero 108 i gazawi uccisi in diversi bombardamenti, con particolare intensità nell’area di Gaza City.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto che circa 400 mila palestinesi hanno già evacuato Gaza City, ma almeno 600 mila persone restano intrappolate nell’area urbana, dove proseguono le operazioni di terra e aria. Per facilitare i movimenti verso sud, Israele ha annunciato l’apertura temporanea di due vie di evacuazione: la Salah al Din Street, nel cuore della Striscia, e la strada costiera, già congestionata da mezzi e sfollati. Il corridoio resterà aperto fino a mezzogiorno di venerdì.
Esecuzioni e tensioni diplomatiche
Mentre il conflitto continua, le tensioni si allargano oltre Gaza. In Iran, le autorità hanno giustiziato per impiccagione Babak Shahbazi, accusato di spionaggio per conto del Mossad. L’uomo avrebbe sfruttato il proprio lavoro di appaltatore per raccogliere informazioni in siti militari e di sicurezza. Israele, invece, ha negato l’ingresso a due deputati laburisti britannici, Simon Opher e Peter Prinsley, che avrebbero dovuto visitare la Cisgiordania per incontri con operatori umanitari e diplomatici. Una scelta che ha scatenato polemiche a Londra.
Un rapporto di Human Rights Watch accusa Israele di aver sfollato con la forza civili siriani nel sud della Siria, demolendo abitazioni e impedendo l’accesso ai terreni agricoli per favorire installazioni militari. L’ong parla di “strategia per consolidare la presenza militare” e denuncia arresti e trasferimenti forzati oltre confine.
Intanto, il ministero degli Esteri siriano ha annunciato l’avvio di un accordo di sicurezza con Israele, sostenuto da Stati Uniti e Giordania, volto a stabilizzare il sud del Paese, in particolare la provincia di As-Suwayda. L’intesa punta a conciliare le esigenze di sicurezza israeliane con il riconoscimento della sovranità territoriale siriana.