I lavoratori della Pubblica Amministrazione non accettano l’etichetta di “fannulloni” , chiedono rispetto per il lavoro che svolgono e il riconoscimento della loro professionalità, a partire dal rinnovo del contratto nazionale ancora in sospeso. Sono queste le ragioni che portano in piazza a Roma domani 8 giugno i lavoratori per la manifestazione nazionale indetta dalle categorie dei servizi pubblici e privati Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa e Uil Fpl.

All’insegna dello slogan “Il futuro è servizio pubblico” un corteo con delegazioni provenienti da tutta Italia partirà da piazza della Repubblica per giungere in piazza del Popolo dove si terranno i comizi conclusivi dei segretari generali delle federazioni di categoria. Motivazioni pienamente condivise anche a livello confederale come ribadisce la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan: «Le lavoratrici e i lavoratori della Pubblica Amministrazione insieme a Cgil Cisl Uil e alle categorie di appartenenza scenderanno domani in piazza per dire che la Pubblica Amministrazione è importante nel nostro Paese e che questi lavoratori devono essere rispettati nella loro professionalità e nella loro dedizione al lavoro e al Paese».

Si tratta di persone che operano in settori nevralgici al servizio dei cittadini. «Parliamo di uomini e donne – sottolinea Furlan a Il Dubbio - che lavorano nei nostri ospedali, uffici, nei Comuni, negli enti e in ogni parte del nostro territorio nazionale, vicino al sistema Paese e, soprattutto, vicino alle persone. Vanno dunque trattati con rispetto, gli va riconosciuto il loro contratto - che ancora questa stavolta non abbiamo trovato stanziato nella Legge Finanziaria - la loro professionalità».

In attesa di rinnovo ci sono ancora tutti i contratti pubblici e privati. «Le disponibilità in bilancio per i contratti pubblici – incalza la leader della Cisl – non sono sufficienti per aprire una trattativa degna di questo nome e nel settore privato è inaccettabile che vi siano lavoratori e professionisti che erogano servizi pubblici con contratti nazionali di lavoro scaduti da oltre 12 anni». Una scelta miope quella di non ascoltare il disagio di questi lavoratori anche perché, come mette in evidenza la segretaria generale della Cisl, sono tanti anni che «assistiamo ai tagli agli organici della pubblica amministrazione» e «questo significa meno medici, meno infermieri, paramedici, meno impiegati, meno assistenti sociali, meno insegnanti della scuola materna nei nostri Comuni, questa è una cosa intollerabile per il nostro Paese».

Far ripartire il settore è quindi indispensabile, a cominciare dallo sblocco del turnover. «Negli ultimi anni sono uscite oltre 100mila persone dal mondo del lavoro - ribadisce Furlan -. Quota 100, che prevede ulteriori uscite, deve essere accompagnata da un grande piano di assunzioni in grado di dare risposte ai cittadini, che hanno bisogno di servizi efficienti e funzionali. Per questo motivo bisogna subito ascoltare le richieste dei numerosi idonei vincitori di concorso pubblico e dare la possibilità ai tanti giovani di entrare nella PA per mettere in campo le competenze acquisite negli studi». Più formazione ed innovazione per la Cisl sono le strade da percorrere per accrescere qualità ed efficienza a beneficio di lavoratori e cittadini. «La Pubblica Amministrazione – conclude Furlan - è vitale per le persone e come tali sono vitali gli uomini e le donne che vi lavorano». La situazione ormai è limite e le possibili privatizzazioni all’orizzonte. Rischi che i sindacati proveranno a scongiurare fino all’ultimo.