Risultato a sorpresa nelle elezioni presidenziali della Tunisia. O forse neanche troppo per chi segue la scena politica del paese nordafricano segnata da una forte disillusione nei confronti della classe politica. Al primo turno ( affluenza ferma ad appena il 45%) sono stati eliminati tutti i pesi massimi della politica che si erano fatti avanti per candidarsi a sostituire il defunto presidente Essebsi. Ma i tunisini li hanno bocciati preferendo promuovere degli outsider.

Forse non del tutto una sorpresa perché da un lato la Tunisia vive una forte crisi economica che spinge gli elettori a punire chi governa, e d’altro lato la Tunisia essendo la democrazia più simil- europea del mondo arabo sembra averne importato anche alcune recenti caratteristiche come la frammentazione e la preferenza per i movimenti anti- sistema.

I risultati ufficiosi sono concordi: al ballottaggio che si terrà a novembre andranno il giurista Kais Saied e il magnate Nabil Karoui, dopo una campagna elettorale che li ha visti in difficoltà.

Karoui per la verità in passato era dato in grande vantaggio nei sondaggi, ma poi il magnate della televisione ha avuto un imprevisto: non ha potuto fare campagna elettorale né partecipare ai dibattiti televisivi perché si trova in prigione, dove è stato rinchiuso a fine a agosto per presunti reati fiscali. Ma il suo consenso viene anche dalla sua filantropia, dato che dopo la morte del figlio ha iniziato a donare ai poveri cibo, soldi e assistenza.

Ciononostante il tycoon ( l’ennesimo sulla scena politica mondiale) è arrivato secondo con il 15% delle preferenze ( che non è poco considerando che i candidati erano ben 26). Con un problema giuridico irrisolto, visto che è stato giudicato eleggibile ma impossibilitato a uscire dal carcere.

Primo invece è arrivato con il 19% il professore Kais Saied, con un programma fortemente conservatore e anti- casta che accomuna nella sue denuncia tutti i partiti che hanno gestito il periodo successivo alla Rivoluzione dei gelsomini del 2011. Saied sarebbe stato premiato soprattutto dal voto dei giovani.

Anche il candidato del partito islamico di governo Ennhada, Abdelfattah Mourou, è arrivato solo terzo con l’ 11%, seguito dal ministro della Difesa Abdelkrim Zbidi ( 9%) e dal premier in carica Youssef Chahed ( 7,5%).

Ora il prossimo appuntamento sarà quelle delle elezioni parlamentari di inizio ottobre, cui dovrebbero partecipare decine di movimenti in un quadro molto frammentato.

Le principali formazioni comunque fanno riferimento ai candidati delle presidenziali, ed è evidente che tra le due elezioni corra una stretta relazione.

Il risultato di questo primo turno infatti inevitabilmente influenzerà le prossime urne, ma dato che il ballottaggio si terrà a novembre è altrettanto chiaro che il risultato delle politiche e le successive alleanze che saranno necessarie in Parlamento influenzeranno a loro volta il successivo ballottaggio per il presidente.