Una storia che sa di Guerra fredda, quando il conflitto sotterraneo tra Stati Uniti e Unione Sovietica veniva combattuto a colpi di spie che a volte venivano arrestate, a volte scambiate in operazioni nascoste. La cronaca di quegli anni è piena di avvenimenti del genere ma ora con la guerra in Ucraina il confronto tra Usa e Russia torna ad essere caratterizzato dalla paura di perdere segreti, e una guerra è il campo privilegiato di agenti stranieri veri o falsi che siano.

In questa chiave può essere vista la vicenda che ha come protagonista Evan Gershkovich, il giornalista americano del Wall Street Journal arrestato dai russi con l'accusa di spionaggio. Al momento del fermo il reporter, esperto, si trovava a Ekaterinburg che, oltre ad essere famosa per lo sterminio della famiglia dello zar ai tempi della rivoluzione bolscevica, ora torna alla ribalta della cronaca attuale. Secondo Mosca il giornalista sarebbe stato colto in flagrante, almeno a detta della versione dell'intelligence russa, l'FSB, mentre svolgeva un'operazione illegale (raccolta di informazioni segrete di Stato) in territorio straniero su istruzioni dirette degli Stati Uniti. Dopo l'arresto Gershkovich è stato portato presso il tribunale distrettuale di Lefortovo a Mosca per la convalida formale del fermo e la condanna ad una detenzione, per il momento, fino al 29 maggio. In seguito è stato visto essere scortato fuori dall'edificio. Il suo avvocato ha raccontato alla stampa che non gli è stato permesso di entrare in aula mentre il giornalista negava ogni addebito. Desta comunque sospetti il fatto che il tribunale era stato precedentemente sgomberato dal personale e dai visitatori causa una presunta minaccia di un attentato dinamitardo .

Ora l'attenzione si concentra sul lavoro che il cronista stava svolgendo effettivamente. Il servizio segreto russo ha confermato nella sua dichiarazione che Evan Gershkovich aveva l'accreditamento regolare del ministero degli Esteri per lavorare a 1800 km da Mosca. I suoi ultimi articoli si occupavano dell'economia russa descritta in declino a causa delle spese militari sempre piu ingenti dovute alla guerra contro Kiev. All'FSB è bastato questo per accusare il giornalista che si stava documentando sullo stato di una azienda che lavora per il dipartimento della Difesa, per l'intelligence la prova inequivocabile di spionaggio per conto del governo americano.

Dal Cremlino, che ha ammesso l'arresto, sono arrivate poche e lapidarie parole da parte del portavoce Dmitry Peskov: «...la responsabilità è dell'FSB che ha già rilasciato una dichiarazione. L'unica cosa che posso aggiungere è che, per quanto ne sappiamo, è stato colto sul fatto».

La vicenda rientra nella censura feroce che Mosca sta conducendo contro l'informazione indipendente. I giornalisti non allineati con il regime sono stati etichettati come agenti stranieri, la Russia ha introdotto un nuovo reato penale di discredito dell'esercito tramite notizie ritenute false, in base a ciò decine di russi sono stati condannati per aver criticato l'invasione sui social. Molti media sono stati messi a tacere, chiusi o bloccati, compresi i principali canali TV Rain, la radio Eco di Mosca e il quotidiano Novaya Gazeta.

Non stupisce che l'attività di Gershkovicvenga considerata spionaggio. In realtà raccogliere informazioni, ritenute segrete, equivale a cercare semplicemente commenti da esperti, mentre agire su istruzioni degli Stati Uniti potrebbe solo significare che il reporter ha fatto riferimento ai suoi editori del Wall Street Journal. Non così per l'ineffabile portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova secondo la quale ciò che un dipendente del WSJ stava facendo a Ekaterinburg non aveva «nulla a che fare con il giornalismo. Non è infatti la prima volta che lo status di corrispondente straniero viene usato per coprire attività diverse». Il problema è che ora per la sua accusa, se non interverranno altri attori, Evan Gershkovich rischia fino a 2o anni di carcere.