E’ stata la giornata di Luigi Di Maio. Nella riunione dei gruppi parlamentari pentastellati che si è tenuta alla Camera, il leader 5Stelle ha chiusi definitivamente la porta a Salvini. DI MAIO: SALVINI DISPERATO «La Lega ha ancora depositata la mozione di sfiducia al Governo e Salvini ha aumentato il livello di attacco nei nostri confronti – ha detto Di Maio - ha bisogno di parlare di noi per fare notizia, è disperato. Spero che nella Lega si apra un dibattito sul disastro che ha compiuto in pochi giorni e in totale autonomia Salvini». Poi è stata una cascata di elogi per Conte e il suo lavoro come Presidente del Consiglio. Non a caso Di Maio ha puntato il suo attacco esclusivamente contro Salvini e la sua mozione di sfiducia contro l’inquilino di Palazzo Chigi: «Molti leghisti mi hanno scritto “non sapevamo nulla”. È colpa di Salvini e lo si vede anche da alcune interviste rilasciate da altri esponenti leghisti». «Non si sa cosa sia successo tra un mojito e l'altro. Hanno aperto una crisi in spiaggia, noi la stiamo portando in Parlamento perchè è il luogo democratico dove dibattere» ha concluso il capo politico dei 5Stelle. LA LEGA TENTA DI DIVIDERE IL FRONTE Nel pomeriggio è poi arrivata la replica dei leghisti che per bocca di Salvini tentano di impedire il possibile chiudersi della tenaglia tra Pd e grillini. «Gli unici disperati sono i parlamentari (renziani su tutti) che non vogliono le elezioni perchè hanno paura del giudizio degli italiani. I giochi di potere e di palazzo, sulla pelle delle mamme di Bibbiano e dei risparmiatori di Banca Etruria, sono il vergognoso tradimento del popolo italiano». Il D-Day della crisi di governo o comunque la giornata chiarificatrice dovrebbe essere domani quando il presidente del Consiglio si recherà in Senato per conoscere la sua sorte. La mozione di sfiducia presentata dalla lega ormai una settimana fa sarà infatti il centro della discussione. VERTICE GRILLINO Ma intanto sono ormai iniziate le grandi manovre dei partiti e tutto potrebbe accadere. Ieri nella villa di Grillo a Marina di Bibbona si è tenuto un vertice con tutto lo stato maggiore pentastellato, Luigi Di Maio, Davide Casaleggio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista, Paola Taverna e i capigruppo Patuanelli e D’Uva si sono incontrati a casa del leader storico per mettere a punto la strategia dei prossimi giorni. Il risultato sembra essere una chiusura nettissima nei confronti di Salvini che pure non aveva escluso un riavvicinamento proponendo una convergenza sul taglio dei parlamentari. Anche se con posizioni non univoche alla fine è arrivato il “niet” nei confronti del ministro dell’Interno. «Prima la sua mossa di staccare la spina al Governo del cambiamento l’8 agosto tra un mojito e un tuffo. Poi questa vergognosa retromarcia in cui tenta di dettare condizioni senza alcuna credibilità, fanno di lui un interlocutore inaffidabile, dispiace per il gruppo parlamentare della Lega con cui è stato fatto un buon lavoro in questi 14 mesi. Il Movimento sarà in Aula aula al Senato al fianco di Giuseppe Conte il 20 agosto». NESSUN RIPENSAMENTO Salvini viene considerato inaffidabile anche se le parole conclusive della nota rilasciata alla fine della riunione, quel riferimento alla collaborazione con il gruppo parlamentare leghista durante l’esperienza di governo, aveva lasciato intendere che con un passo indietro di Salvini forse si sarebbero potuti aprire scenari diversi. LA RISPOSTA LEGHISTA Ma si è trattato con tutta probabilità solo di un impressione perchè la risposta leghista è arrivata puntuale e affidata ai due capigruppo, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari: «Se i grillini preferiscono Renzi alla Lega o dicano chiaro, gli Italiani sapranno chi scegliere». Una posizione ribadita anche dallo stesso Salvini che durante un comizio ieri sera a Marina di Pietrasanta ha attaccato con toni già da campagna elettorale: «I M5s sono pronti a andare con Renzi e la Boschi domattina e sono io quello inaffidabile. Prodi oggi ha detto ‘facciamo il governo Ursula’, con Pd, M5s e Fi, voi lo riterreste normale?. Io faccio tutto quello che è umanamente possibile per impedirlo». Ora si tratta di capire quale sarà l’orientamento e la strategia del Pd, ieri Romano prodi ha rilanciato la necessità di un’intesa di legislatura con il M5S, Renzi è stato il primo a far balenare la possibilità di una nuova maggioranza. Ma il segretario Dem Zingaretti è stato molto più cauto per non parlare della contrarietà assoluta di Calenda nei confronti di un’ipotesi del genere.