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Il caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto e torturato in Egitto nella strada che collega il Cairo ad Alessandria il 3 febbraio scorso è all'esame di un gruppo di magistrati italiani ed egiziani. L'incontro avverrà nella sede della Scuola di Polizia di via Guido Reni a Roma.Un vertice che si spera possa segnare la svolta nelle difficili indagini per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato privo di vita nel febbraio scorso al Cairo: da otto mesi si cerca la verità sulla morte del giovane friulano trovato privo di vita sulla strada tra la capitale egiziana ed Alessandria, sul corpo terribili segni di torture, a cominciare da numerosi tagli, evidenziati anche dall'autopsia effettuata in Italia e i cui risultati sono stati consegnati ai famigliari.Intanto dall'Inghilterra sono arrivati i documenti dall'Università di Cambridge su richiesta di pm romani e attesi da mesi. Al vertice partecipano, per l'Italia, il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e il sostituto Sergio Colaiocco. Per gli egiziani sono presenti il procuratore generale, Nabil Ahmed Sadek, e il team di quattro magistrati che si occupano del caso. Le riunioni, per motivi organizzativi e di sicurezza, sono nella struttura dove si tenne il precedente incontro tra autorità giudiziarie, avvenuto il 7 aprile scorso.Ma le novità potrebbero arrivare dall'Inghilterra. Fonti giudiziarie affermano che nei giorni scorsi l'università di Cambridge, rispondendo ad una rogatoria, ha inviato ai pm di Roma una serie di documenti. Regeni si trovava al Cairo per svolgere una ricerca per conto dell'università inglese. Sono previste tre sessioni di lavoro, tra giovedì pomeriggio e venerdì. Obiettivo dei magistrati italiani è ripartire dall'ultimo incontro, terminato con un nulla di fatto, per arrivare a riscontri concreti su chi e come ha causato la morte di Giulio.