«Di quel giorno ricordo i carabinieri che erano accanto a me, i loro sguardi, la loro umiltà, il loro coraggio, la loro semplicità. Ricordo il tempo, che aveva una dimensione fisica, l'attesa. E poi lo sguardo di Riina impaurito, come uno che tremava, uno sconfitto. Infine il vuoto, quando abbiamo iniziato a pensare alle altre battaglie. Cos'era quello, in fondo, se non l'inizio di una lunga battaglia?». A parlare all'Adnkronos è Sergio De Caprio, il capitano “Ultimo” che il 15 gennaio 1993, a capo dell'unità Crimor dei Ros dei Carabinieri, arrestò il boss Totò Riina.

Sono passati 30 anni ma le emozioni più grandi De Caprio racconta di averle avute dopo, «quando mi sono letto le sentenze in cui Calogero, Stefano, Domenico e Raffaele Ganci e Francesco Paolo Anselmo seguivano giorno e notte Falcone, Dalla Chiesa, Borsellino e le loro scorte. Vedere i nostri carabinieri che hanno pedinato giorno e notte questi criminali, i loro figli e le loro mogli mi ha dato soddisfazione e orgoglio per aver combattuto bene, con la tecnica del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che si onora e si fa vivere con le nostre azioni. Il resto - risponda commentando la fiction in onda in questi giorni - va tutto bene».