Professor Tarchi, tra Berlusconi e Meloni pare sia tornato il sereno dopo la dialettica dei giorni scorsi. Crede che la pace durerà o le trattative per la formazione del governo subiranno ulteriori scossoni?

Non credo che convenga a Berlusconi, dopo i passi falsi dei giorni scorsi, mettere a repentaglio la formazione del governo: i suoi elettori, che desiderano un esecutivo stabile, vedrebbero la cosa di pessimo occhio e quel piccolo rilancio che Forza Italia ha avuto il 25 settembre potrebbe arrestarsi subito. Quindi un accordo si troverà e in apparenza tutto filerà liscio, con l’ex Cavaliere che, come sempre, cercherà di attribuirsi tutti i meriti della riappacificazione: moderazione, disponibilità, capacità di mediazione. I problemi potrebbero venire dopo, perché, data l’opinione che l’ex premier ha del futuro premier, per lui ogni occasione per ridimensionare il ruolo di Giorgia Meloni e accreditarsi come ago della bilancia della coalizione sarà benvenuta. La componente che si autodefinisce moderata, benché minoritaria, sarà una potenziale spina nel fianco del nuovo governo.

Per la prima volta Berlusconi è costretto a trattare da una posizione di minoranza, per di più con una persona lanciata da lui stesso come ministro più giovane della storia repubblicana. Cosa implicherà tutto questo nei futuri rapporti tra i due?

Il “non ci si può andare d’accordo” che Berlusconi aveva scritto nel famoso foglietto, probabilmente vergato affinché i fotografi lo riprendessero, chiarisce le prospettive più di qualsiasi congettura. I due caratteri sono troppo forti per essere compatibili, e lo spartiacque generazionale non facilita le relazioni. Meloni è un tipo di donna molto diversa da quella cui il fondatore di Forza Italia è da sempre abituato: l’immagine che l’ha condotta là dove ora si trova è fondata sul decisionismo, la coerenza e l’incorruttibilità. Per mantenerla, non può dimostrarsi arrendevole ai ricatti o ai diktat degli alleati.

In Forza Italia ci sono diverse anime, prima tra tutte quelle capitanata da Licia Ronzulli. Crede che nelle prossime settimane si potrebbe arrivare a una scissione tra gli azzurri?

Non è impossibile, e se Berlusconi insistesse nel creare rischi di implosione della coalizione diventerebbe un’ipotesi probabile. Anche se le urne hanno dato al partito un risultato migliore di quello atteso, una parte degli eletti sa che una caduta del governo Meloni potrebbe significare, come Letta ha pubblicamente auspicato, nuove elezioni e uscita dal Parlamento. La tentazione di trasmigrare in Fratelli d’Italia per evitarlo sarebbe molto forte. Se i rapporti si riappacificheranno, il pericolo potrebbe calare.

L’elezione di La Russa ha certificato come possa esistere una maggioranza anche senza Forza Italia. Pensa che in futuro potrebbe crearsi una situazione simile, magari con il soccorso dei renziani e di pezzi del Pd in caso di bisogno?

Mi pare improbabile. Un accordo organico fra Fratelli d'Italia, Lega e “terzo polo” non è nell’ordine delle cose e irriterebbe Forza Italia al punto da renderla irrecuperabile per la coalizione. Potranno esserci convergenze occasionali e specifiche, ma il governo dovrà dimostrare di saper camminare sulle sue gambe e neutralizzare le fibrillazioni interne.

I governi di centrodestra hanno già dimostrato in passato di stare insieme fino alla nascita e poi andare in ordine sparso, come accadde nel 1994 con il ribaltone di Bossi e nel 2011, con la celebre scenata Berlusconi- Fini. Pensa che possa ripetersi uno scenario del genere in questa legislatura?

La componente centrista è, per sua natura, poco compatibile con quelle sovranista- conservatrice e populista, e di conseguenza la sua affidabilità sarà sempre precaria, ma in politica la convenienza spesso prevale su ogni altro stimolo o motivazione: chi dovesse rompere l’accordo rischierebbe una sanzione nelle urne in qualunque prossimo appuntamento elettorale. Almeno per la prima parte della legislatura, la navigazione del governo potrebbe essere abbastanza tranquilla – all’interno, perché esternamente, come sappiamo, gli annunci di rovinose tempeste sono consistenti. Poi tutto dipenderà da come l’esecutivo si sarà mosso per affrontare i seri problemi che il paese dovrà affrontare. Un successo, e alti indici di gradimento nei sondaggi, aiuterebbero a tenere coeso il panorama; viceversa, un forte calo di popolarità potrebbe indurre i partners a prendere strade diverse e cercare di scaricare le colpe degli insuccessi sugli altri.