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Si sono concluse con una decina di arresti le proteste antigovernative che hanno visto per la prima volta i cubani manifestare il loro malcontento contro il potere, stremati dalla peggior crisi economica degli ultimi 30 anni, aggravata dalla pandemia di Covid-19. Nato in modo spontaneo, sin dalle prime ore del giorno l’appello a protestare è stato rilanciato sui social network, con una modalità relativamente nuova nel Paese governato dal Partito comunista e dove solitamente gli unici raduni autorizzati sono quelli del partito storico. «Abbasso la dittatura», «libertà», «se ne vadano a casa» sono alcuni degli slogan urlati da migliaia di cubani alle prese con penurie di cibo e medicinali che stanno aggravando il malessere sociale. I momenti di maggior tensione tra manifestanti e forze dell’ordine, intervenute per disperdere gli insoliti cortei, si sono registrati all’Avana e nella piccola città di San Antonio de los Banos, a una trentina di chilometri dalla capitale. Secondo i bilanci ufficiali diffusi al termine della giornata di proteste, almeno 10 persone sono state arrestate negli interventi delle forze dell’ordine per disperdere i cortei e che hanno colpito manifestanti con dei tubi in gomma. Per bloccare le manifestazioni, a San Antonio de los Banos le autorità hanno dispiegato un importante contingente di poliziotti e militari. Su Facebook e Twitter video e fotografie delle proteste sono stati diffusi in diretta, dando maggiore eco al malcontento dei cittadini. «L’ordine di combattere è già stato dato. Rivoluzionari del Paese, tutti i comunisti, scendete per strada nei prossimi giorni in risposta alle provocazioni. Dobbiamo affrontarli in modo deciso, fermo e coraggioso»: è stata la risposta espressa in un intervento televisivo dal presidente Miguel Diaz-Canel, che ha accusato la «mafia cubana ed americana» di essere all’origine dell’insurrezione. A dare "l’esempio" è stato lo stesso leader, che ha raggiunto San Antonio de los Banos per una contro-manifestazione improvvisata con i militanti del Partito comunista al grido di «Evviva Cuba! Evviva Fidel!». L’altra "battaglia" tra manifestanti anti-governativi e pro-governo si è giocata sui social, diventati un crescente canale di protesta e rivendicazione da parte della popolazione da quando la connessione ad internet è arrivata a Cuba, a fine 2018. Per stroncare la contestazione a fine giornata l’accesso alla rete è stato bloccato dalle autorità. Le ingenti proteste sono anche sfociate in un diretto braccio di ferro politico-diplomatico tra le autorità di Cuba e quelle degli Stati Uniti, con scambi di accuse ai vertici. «Se volete che il popolo vada meglio, prima rimuovete l’embargo. Sui social c’è una mafia cubano-americana che paga molto bene. Ha colto il pretesto della situazione a Cuba per invitare tutti a manifestare» ha denunciato Diaz-Canel. Il presidente cubano ha poi spiegato le manifestazioni, quasi senza precedenti, come l’iniziativa di «rivoluzionari disorientati», controbattendo che «siamo in molti, io per primo, ad essere pronti a dare la vita per questa rivoluzione». Da Washington è arrivata la risposta della vice segretaria di Stato Usa per le Americhe, Julie Chung, che su Twitter si è detta «molto preoccupata per gli appelli a combattere» arrivati da Cuba, invitando le parti «alla calma» e ribadendo il «diritto del popolo cubano a manifestare pacificamente». Il consigliere Usa per la sicurezza nazionale, Jack Sullivan, ha poi lanciato un monito all’Avana contro il ricorso eccessivo alla violenza ai danni dei manifestanti. «Gli Stati Uniti sostengono la libertà di espressione e di raduno a Cuba. Condanneranno con fermezza ogni atto di violenza e quelli che potrebbero colpire manifestanti pacifici nell’esercizio dei loro diritti universali» ha twittato Sullivan. Le manifestazioni si sono svolte nel giorno in cui Cuba ha registrato un nuovo record giornaliero di contagi da Covid-19, con oltre 6.900 nuovi casi positivi - per un totale di 238.491 - e 47 decessi in 24 ore, in tutto 1.537 dall’inizio della pandemia. Il deteriorarsi della situazione sanitaria sull’isola, nel contesto della più grave crisi economica degli ultimi 30 anni - con penurie di cibo, medicinali e blackout quotidiani - ha spinto cittadini e gruppi della società civile a lanciare degli Sos sui social con gli hastag SOSCuba e SOSMatanzas, la provincia maggiormente flagellata. Nel fine settimana un gruppo di oppositori ha chiesto alla comunità internazionale l’invio di aiuti e l’apertura di un corridoio umanitario. Richieste subito respinte dal governo che ha denunciato una «campagna che cerca di proiettare l’immagine di un Paese nel caos totale, che non corrisponde affatto alla situazione attuale». L’isola caraibica sta lavorando su cinque vaccini e a maggio ha cominciato la campagna di immunizzazione usando due di questi - oltre ad Abdala, anche Soberana 2 - prima che ottenessero il via libera dell’agenzia del farmaco locale. Autorizzazione arrivata la scorsa settimana a favore dell’uso di emergenza del vaccino anti-Covid, Abdala, il primo sviluppato in America Latina. Il laboratorio BioCubaFarma aveva annunciato che la sua efficacia è di oltre il 92% dopo tre dosi. Finora, 6,8 milioni di cubani su 11,2 hanno ricevuto almeno una dose, mentre 1,6 sono completamente vaccinati. Ad aprile 2020 a Cuba si è chiusa l’era dei Castro con Raul che ha passato il testimone alla nuova generazione.