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C’è qualcosa di commovente nell’amicizia che lega Silvio Berlusconi a Vladimir Putin, un vincolo aureo che supera ogni ostacolo, e che sembra trascendere qualsiasi richiamo ideologico, posizionamento geopolitico o il semplice buon senso. Un’anomalia selvaggia avrebbe detto il filosofo, che mette in serio imbarazzo il governo di Giorgia Meloni, scompagina la maggioranza e stressa la stessa Forza Italia, costretta a sposare la linea politica del suo illustre fondatore. Pensate ai mal di testa che saranno venuti al povero ministro Tajani, vera e propria creatura di Berlusconi e capo della nostra diplomazia, che si deve barcamenare tra la fedeltà all’atlantismo degli alleati e gli input russofoni, del capo.
Il paradosso è che all’interno dell’esecutivo è proprio Fratelli d’Italia che prova a tenere ferma la barra del sostegno a Kiev mentre Lega e Forza Italia rimangono nel limbo dello scetticismo se non della aperta ostilità verso Volodymir Zelensky. «Io con quello non ci parlerei mai» aveva tuonato Silvio la scorsa settimana, parole identiche a quelle che va dicendo da un anno il suo caro amico, per il quale in presidente ucraino non è altro che un burattino nelle mani dell’Occidente. Ma è la stessa narrazione putiniana della guerra che viene spostata senza se e senza ma: «Bastava che Zelensky cessasse di attaccare le due Repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto».
L’affetto che il Cavaliere nutre nei confronti del capo del Cremlino è totale e incondizionato. Gli scambi di regali, le bottiglie di vodka e quelle di lambrusco, il “lettone” donato dal presidente russo poi collaudato nelle notti brave di Arcore, il copripiumino di alta sartoria, le vacanze in Costa Smeralda e nella dacia di Sochi, i selfie con il colbacco e così via sono soltanto il contorno, il gossip giornalistico di un rapporto profondo e inattaccabile che dura da oltre 21 anni. Nacque dalla macerie dell’11 settembre, con la nascita della colazione internazionale contro il terrorismo e al Qaeda, con il sostegno alla “guerra infinita” degli angloamericani che all’epoca conveniva anche a Mosca, bersagliata sul suo fronte dal jihadismo ceceno.
Si sono conosciuti e si sono piaciuti a prima vista; in molti sottolineano i tratti in comune, il culto della personalità, le uscite guascone, lo stile informale e poco avvezzo ai protocolli che esibiscono nell’esercizio del potere, Ma si tratta di una lettura superficiale, in realtà i due uomini hanno un carattere molto diverso, Solare ed espansivo Silvio, ombroso e sornione Vladimir, ed è proprio su questa complementarità che si fonda questa intesa speciale, una coppia che funziona e trova affiatamento nelle differenze.
È probabile che alla veneranda età di 86 anni il padrone di Mediaset veda nel presidente russo lo specchio degli antichi fasti, quando era l’uomo più potente e amato di Italia. Che ha avuto il suo momento più alto nel vertice di Pratica di mare del 2002 quando Mosca e la Nato firmarono addirittura un trattato comune per contrastare il terrorismo internazionale. Giorni memorabili di cui l’amicizia a prova di bomba con Vladimir Putin rimane oggi il residuo più tangibile.