Ho alcune domande per i firmatari della proposta di legge 887, l’ennesima presentata lo scorso 15 febbraio e assegnata alla Commissione II Giustizia pochi giorni fa.

È un copiaincolla di vecchie sciocchezze, una lodevole iniziativa che ogni tanto risbuca fuori come quella dell’attribuzione della capacità giuridica all’embrione fin dal momento del concepimento (che non è un momento ma non divaghiamo). Si intitola “Modifica all’articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadino italiano”.

L’articolo 12 è quello delle sanzioni, in particolare il comma 6: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”. Articolo già ambiguo e privo di definizioni precise per rendere un divieto e un reato comprensibili e attuabili. Posso quindi regalare embrioni?

I firmatari e i loro sodali vogliono rendere reato anche se vado in Canada o in California. I firmatari scrivono cose come “le pratiche della surrogazione di maternità costituiscono un esempio esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini che nascono attraverso tali pratiche, che sono  trattati alla stregua di merci” senza nessuno spazio per la volontà delle povere sceme sfruttate (tutte sceme intrinseche ovviamente, tutte prive di volontà e di capacità di prendere decisioni – badanti per tutte, ovviamente rispetto alle badanti non ci facciamo alcuna domanda, quelle scelgono di venirvi a pulire il culo e di lasciare i propri figli con le nonne o comunque di vederli se va bene una volta all’anno, anzi sono felici, ovvio no?) e la libertà e il senso del ridicolo.

Mi sarebbe piaciuto moltissimo partecipare agli incontri di questi proponenti e assistere all’entusiasmo per aver partorito assoluti come “la verità è che si tratta di un banale mercimonio di madri e di bambini. Dopo decenni in cui si è lottato per riconoscere ai bambini un’autonoma dimensione giuridica e si sono firmati decine di convenzioni e di atti internazionali volti a promuovere la tutela dei loro diritti, ora si sta tornando indietro”. Perché loro sono contrari “allo sfruttamento e alla commercializzazione di fatto di donne e di bambini” mentre chi giudica ridicola questa proposta di legge è evidentemente uno sfruttatore seriale. Deve essere un bel mondo questo delle scuole elementari, dove tutto è semplice e dove facciamo le liste dei buoni e dei cattivi.

Dicevo, le domande per loro. Perché non farlo retroattivo questo reato? Non vogliamo mica discriminare i nati fin qui, creature mercificate dai loro disgraziati genitori? Vogliamo metterli tutti in galera, magari in una galera speciale morale per rieducarli? E cosa ne facciamo dei figli?

Orfanotrofio, li dichiariamo adottabili, li mandiamo in una comunità di recupero per riprendersi dal trauma della mercificazione? I nonni saranno ritenuti complici del reato universale? Cercheremo tutti quelli che sapevano e non hanno denunciato? Arresteremo anche i medici che hanno reso possibile l’orrenda pratica se italiani? E perché fermarsi ai cittadini italiani?

Dopo anni di sciocchezze lette sulla maternità surrogata, forse la mie preferite contro le “mamme in affitto” (anche con i titolisti ci vuole molta pazienza) sono che i bambini cosa diranno e mica si chiede loro il parere e che “nessuna donna ricca ha venduto il suo utero” (lo ha scritto Lucetta Scaraffia pochi giorni fa come fosse una obiezione definitiva ma è un grande classico delle collezioni di fallacie).

Quanto al parere dei neonati, provateci a chiedere loro la prossima volta che nascono – per carità, non da una orrida surrogata. Aspetto con ansia le risposte. Che i loro diritti siano necessariamente violati e calpestati dalla gestazione di una donna che non li crescerà è così surreale che non commento nemmeno ( che poi è chi vuole condannare e vietare che dovrebbe dimostrare il danno).

Quello che le donne ricche non fanno è un argomento formidabile per elencare reati, soprattutto se universali. Certamente sono donne ricche quelle che lavorano in fabbrica, che raccolgono i pomodori, che lavano le vostre case e si spupazzano i vostri figli lagnosi, sono donne ricche quelle che stanno alla cassa del supermercato, più o meno tutte quelle che lavorano hanno sangue nobile e moltissimi soldi.

Anche qui, provate a chiedere la prossima volta. Scusate, Contessa, come mai avete scelto di lavorare, vi annoiavate nella Vostra tenuta?