Personalmente non ho alcuna obiezione di principio contro il Ponte o comunque per un attraversamento stabile dello Stretto su cui si specchiano Messina e Reggio Calabria. Sono anche sicuro: prima o poi verrà realizzato e a me, se ci sarò ancora, farà piacere. Ho la (quasi) certezza, però, che la costruzione del “manufatto” (come lo chiamano ingegneri ed esperti) non coinciderà con la fase storica che attraversiamo.

La circostanza non irrilevante, poi, che ci sia di mezzo Salvini, rafforza drasticamente questa ipotesi. Se così stanno le cose perché affaticarsi a scriverne? Perché è divertente, ma soprattutto istruttivo, valutare gli argomenti che vengono diffusi a favore della costruzione immediata del Ponte che sono tutti argomenti che fanno a pugni con la sua necessità. Tra di essi trionfa soprattutto l’argomento della drastica riduzione dei tempi di spostamento in Europa (con i connessi straordinari vantaggi economici), a partire da quelli del nostro paese che il Ponte consentirebbe nell’area dello Stretto che è pur sempre una delle più belle, fragili e affascianti del nostro paese.

Ma si dà il caso che il viaggio da qualsiasi punto dell’Europa alla Sicilia (anzi al suo ingresso messinese), con il Ponte costruito sulla base delle ipotesi fin qui circolate, non diminuirebbe (ma solo forse) di oltre 20 o 30 minuti (ma proprio a esagerare!) i tempi di viaggio se fatto su gomma (macchine e camion) e di poco più di un’ora (anche qui a esagerare) sulle rotaie. Macchine e camion arrivando da Oslo, Berlino Milano o Napoli (o da Palermo, Trapani ed Enna) per salire sul Ponte (ammesso e non concesso che non si debba fare la fila rispettando i tempi d’imbarco come per i treni passeggeri) potrebbero essere costretti a un tragitto più tortuoso e lungo connesso alla garanzia di stabilità del manufatto. E non parliamo dei treni la cui velocità sul Ponte, per questioni tecniche non ancora risolte, sarebbe da lumaca.

In realtà, l’abbattimento dei tempi (se fosse questo il problema) è questione che potrebbe essere intanto risolta in modo (intanto e rapidamente) drastico con pochi accorgimenti perché il Ponte e basta, qui ed ora, unirebbe soltanto le arretratezze inaccettabili delle linee ferroviarie Salerno-Villa San Giovanni e quelle di Messina, con tutte le altre capitali e gli altri centri importanti per le persone e le merci, in Sicilia.

Abbiamo già fatto il calcolo dei minuti che (forse) si risparmierebbero col ponte per attraversare lo Stretto. Risparmio non indifferente soprattutto per chi compie un lungo tragitto. Ma perché nel frattempo viene nascosto agli italiani e ai siciliani (perché di questo si tratta) che i tempi di percorrenza attuali per raggiungere la Sicilia o la Calabria da Oslo, Berlino, Parigi, Milano o Napoli, possono essere drasticamente ridotti molto, ma molto e molto di più, in attesa del Ponte? Agli italiani viene nascosto che i tempi di percorrenza col treno tra Roma e Villa San Giovanni sono esattamente il doppio di quelli che si impiegano per lo stesso tragitto tra Roma e Milano. In questo momento le ferrovie sono impegnate a costruire un’alta velocità nel Sud che allunga il percorso di decine e decine di chilometri (fenomeno che non ha riscontri in Europa). Se poi oltre le grandi tratte ci riferiamo a quelle più brevi, si scopre che i treni tra Milano e Torino impiegano molto ma molto meno della metà di quelli che collegano Catania e Palermo o Messina con Catania e Palermo. Se la situazione resterà tale (e pare destinata a questo) il Ponte servirebbe solo per accorciare la manciata di chilometri di mare tra Villa San Giovanni e Messina.

E’ un obiettivo che non va sottovalutato. E proprio perché importante va intanto risolto senza aspettare i tempi lunghi della costruzione del Ponte. Al momento il traffico gommato impiega (tranne che a Natale, Pasqua e Ferragosto o quando, ma non è frequente, si scatena la furia del mare) circa mezz’ora per attraversare lo Stretto. Molto meglio il Ponte, se non costringerà a lunghi giri o ad orari predeterminati. Ma tutto sommato siamo dentro tempi accettabili.

Ma al di là del traffico gommato quello sulle rotaie (dove viaggiano i meno danarosi e le merci) è inaccettabile. Si potrebbe, intanto, ridurlo drasticamente ma curiosamente non viene fatto. Perché l’attuale lungaggine?

Al momento il treno che deve attraversare lo Stretto arriva alla stazione di Villa San Giovanni o a Messina. Ed è sempre un treno che è più lungo dei traghetti attuali. Si ferma lontano dal traghetto dove viene spezzato dai ferrovieri in due. Una motrice raggiunge la prima metà del treno spezzato e la trasporta al traghetto poi torna indietro afferra l’altra metà e la trascina sul traghetto collocandola parallelamente all’altro pezzo. La stessa manovra si ripete quando il traghetto arriva sulla sponda opposta dove il treno viene ricomposto. I tempi di queste operazioni sono, paragonati alla modernità, tempi biblici. Se invece le ferrovie acquistassero qualche traghetto più lungo, diciamo centro metri. Il treno potrebbe infilarsi direttamente sul traghetto in pochi minuti riducendo drasticamente i tempi del viaggio in attesa della costruzione del Ponte.