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Associated Press/LaPresse
«È stato ucciso dalle sue idee», scrive Lorenzo Tosa, il più zuccheroso degli influencer “di sinistra” che, come tutti i cuori di panna, nel profondo nasconde la perfidia. Così Charlie Kirk attivista MAGA da 22 milioni di follower, avrebbe dovuto aspettarselo perché, scrive sempre Tosa «quella morte non è arrivata dal nulla» (vi ricorda qualcosa?) ma «da un imbarbarimento che quelli come Kirk hanno sdoganato». Quindi ad assassinarlo non è stata la mano di un cecchino psicopatico o di un militante integralista (il killer è ancora in fuga) ma le sue stesse parole, i suoi stessi pensieri, insomma il chiodo nella bara se l’è conficcato da solo. In altri termini, se l’è cercata.
Le idee di Kirk erano senz’altro estreme, al limite del fanatismo, e riunivano i soliti cliché associati all’estrema destra tra furore propagandista e vittimismo passivo aggressivo, i suoi bersagli gli stessi cerchiati e colpiti dal presidente Donald Trump: gli stranieri e la “grande sostituzione”, gli afroamericani, le persone omosessuali, le donne, il diritto all’aborto, le femministe, il movimento woke, l’ambientalismo, i vaccini, le tasse e via discorrendo. I suoi riferimenti la nazione bianca, le tradizioni e la sacra Bibbia che citava a ogni pie’ sospinto da bravo evangelico radicale qual era, convinto che bisognasse interpretarla «alla lettera» per completare il destino dell’America.
E naturalmente il diritto divino a possedere pistole e fucili nello spirito del Secondo emendamento, circostanza che in queste ore sta generando ondate di orrido sarcasmo. «Un certo numero di vittime d’arma fuoco è un prezzo accettabile da pagare per rendere l’America più sicura» ha detto Kirk pochi minuti prima di venire ucciso da un proiettile calibro 30. «Voleva le armi libere? Ben gli sta», ringhiano i commentatori più rozzi, «è il karma» sottolineano quelli appena più sofisticati, ma la sostanza rimane la stessa: Charlie Kirk meritava di morire.
Non male per tutti quegli anti-trumpiani che si dichiarano contrari alla «barbarie» della pena di morte ma che oggi esultano per l’omicidio di un ragazzo di 31 anni. A rigor di logica tutti gli americani che si dicono favorevoli al Secondo emendamento dovrebbero dunque aspettarsi un giorno di venire ammazzati brutalmente; praticamente due cittadini su tre e circa la metà degli elettori del partito democratico. Il problema era Kirk oppure la cultura delle armi di cui è intrisa l’America fin dalla sua fondazione?
Ma la logica c’entra ben poco con la squallida esultanza delle tante tricoteuses che ammorbano internet con la loro morale a geometria variabile, sempre pronte a lagnarsi della violenza altrui e incapaci anche di percepire anche i riflessi della propria.
In pochi anni Kirk era diventato una star del web, il suo canale Turning Point tra i più seguiti negli Usa, il format con cui inondava i social di video molto, ma molto efficace: piazzava il suo tendone all’interno dei campus universitari per discutere con il “nemico”, ovvero gli studenti liberal o progressisti a cui offriva il microfono. Mai un insulto, mai una reazione rabbiosa e scomposta, educatissimo e sorridente circondato da un aura quasi messianica, Kirk era molto abile nel far emergere le incoerenze e le contraddizioni dei suoi interlocutori, specialmente sulle questioni di genere, speculando sulla confusione e sulla scarsa comprensione del testo dei giovani con cui si confrontava e maneggiando con estrema sapienza l’arte capziosa del sofisma. Per questo era adorato dai ragazzi di destra che in lui vedevano un idolo, un paladino che lottava contro l’immaginaria dittatura woke.
Lo stesso Trump gli era molto grato per aver portato le nuove generazioni verso il movimento MAGA, un passaggio decisivo per il trionfo elettorale del tycoon, specie negli Stati in bilico. Al contrario i giovani di sinistra lo odiavano con tutto il cuore e negli ultimi tempi nelle università più liberal sono state stampate migliaia di magliette con la scritta “Fuck Charlie Kirk”. Talmente detestato appena tre giorni fa che la rivista femminista Jezebel aveva pubblicato un articolo in cui spiegava, nel suo classico stile dissacrante di aver assunto delle streghe per mandargli una maledizione. Ieri la stessa rivista è stata costretta a scusarsi pubblicamente.
Una simile disfatta ideologica si è avuta dopo la morte di Brian Thompson, il Ceo della compagnia di assicurazioni mediche UnitedHealthcare, freddato lo scorso 4 dicembre su un marciapiede di Manhattan. Il suo assassino, Luigi Mangione, è chiaramente un ragazzo con gravi patologie mentali, ma in molti (troppi) lo hanno celebrato come un vendicatore del popolo, un giustiziere che ha voluto punire la voracità del capitalismo che lucra sulla salute degli americani.
C’è da giurare che, quando verrà rintracciato, anche il killer di Charlie Kirk conoscerà la stessa sorte, diventando l’ennesimo eroe di cui non avevamo bisogno.