«Uno dei pilastri dello stato di diritto è l’indipendenza della magistratura. Se mi chiedete in linea di principio se un ministro della Giustizia ha ragione o meno nel dire che non può interferire con le decisioni della Corte, io penso “Dio salvi il ministro della Giustizia finché pensa questo e non l'opposto”». Dunque, sulla vicenda Uss, il presunto faccendiere legato a Putin, Nordio ha ragione da vendere. Lo ha spiegato Giuliano Amato - ex premier ma soprattutto gran giurista ed emerito della Consulta - e noi lo ripetiamo con lui: il ministro della giustizia ha rispettato le prerogative del Corte d’Appello di Milano che ha deciso di concedere i domiciliari ad Artem Uss nonostante i ripetuti “inviti” e allarmi di Via Arenula. E poi, ma solo poi, Nordio ha chiesto conto di quanto fatto dai giudici. Che poi significa “invitarli” di fronte al disciplinare del Csm che ha una percentuale di assoluzioni prossima al 99 per cento.

E nel momento in cui la vicenda Uss ha smesso di essere mera questione giudiziaria per diventare questione tutta politica - anzi, geopolitica vista la furia dei nostri alleati -, Nordio aveva tutto il diritto, e forse addirittura il dovere, di attivare un’azione di verifica del comportamento delle toghe milanese. E sbaglia di grosso chi pensa che questa vicenda abbia indebolito la spinta riformatrice del governo sulla giustizia e messo all’angolo lo stesso Nordio. Il guardasigilli si è mosso in piena sintonia con Chigi. E per chi avesse dubbi può dare un’occhiata alla bella intervista che Meloni ha concesso al Foglio: “L’assenza di garantismo - ha spiegato Meloni - è un male, l’eccesso di garanzie ne è l'immagine capovolta. Servono equilibrio e cultura delle istituzioni, conoscenza della magistratura e sensibilità politica. Per questo Nordio è l’uomo giusto al posto giusto. A questo Governo non manca il coraggio e la visione per portare avanti la riforma della Giustizia. I cittadini hanno aspettato troppo”. Tutto chiaro, no?