“Quand’è che la parità si realizzerà veramente? Quando una donna brutta, grassa e scema rivestirà un ruolo importante. A quel punto ci sarà la parità, perché ci sono uomini brutti, grassi e scemi che svolgono ruoli importanti”.

Immaginate che sia una donna o uno dei buoni a dire una cosa del genere. Lo so, lo sforzo è eccessivo ed è passato troppo poco tempo ma provateci. Quando ci sarà la parità? Quando uno scemo panzone non sarà preferito a una scema panzona, quando il sesso scomparirà come criterio selettivo e quindi a parità di scemenza non sarà preferito lui, perché considerato meno scemo o addirittura brillante.

Sì, forse i più sensibili avrebbero usato e apprezzato altre parole, ma davvero possiamo dire che questo è sessismo? Anzi, il peggiore dei sessismi possibili? No. E non significa nemmeno che sta insultando le donne né che si augura che ci siano donne sceme al potere o a svolgere ruoli importanti. Però – lo sapete – a dirlo è stato Ignazio La Russa e quindi questo è sessismo per osmosi, per essenza, per necessità. È sessismo perché a parlare è un sessista. E non importa nemmeno che ci fermiamo a domandarci se davvero lo sia perché la questione è un’altra. Può un sessista dire cose non sessiste? Sì. Ma per il tribunale identitarista no: quello che sei ammanta tutto quello che dici nei secoli dei secoli. Oltre a essere sbagliato, è la cosa meno evolutiva al mondo (non c’è alcun possibile cambiamento). È inutile spiegare, è inutile insegnare. Se hai il sottopancia di sessista, non hai scampo. Devo riconoscere che è più comodo rispetto a dover chiedersi ogni volta che avrà voluto dire questo? Se è cattivo, sicuramente niente di onesto. Facile e veloce.

Secondo scandalo. Francesca Fagnani domanda: “Ma se suo figlio venisse da lei a dirle che ha capito di essere omosessuale, non le chiedo come reagirebbe ma che cosa proverebbe?”. La Russa risponde: “Dico la verità, accetterei con dispiacere la notizia, se vuole che sia sincero, ma la accetterei, perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Però se poi non mi assomiglia, pazienza. È come se mio figlio fosse milanista”. “Il dispiacere perché, perché non le assomiglia o per altro?” (domanda); “perché non mi assomiglia” (risposta).

Immagino che risponderebbe qualcosa di simile se Geronimo, il figlio, gli dicesse di essere diventato anarchico o innamorato (politicamente) di Stefano Bonaccini. Che sarebbe spaesato come Bob con il figlio Scott che gli diventa repubblicano così, a tradimento (Bob è un favoloso Alan Alda in Tutti dicono I love you di Woody Allen, spero che nessuno si offenda).

Ovviamente La Russa risulta omofobo (poi un’altra volta parleremo dei danni delle fobie).

E mi pare tutto troppo somigliante alle reazioni alle condanne del Papa dell’aborto e dell’eutanasia. Ma che deve dire?

Non commenterò i “da padre a padre”, non commenterò Laura Boldrini che parla di discriminazione (anzi sì, la commento perché è grave: la discriminazione è non avere uguali diritti, non è avere una preferenza personale sul proprio figlio*, se chiamiamo tutto con lo stesso nome ci confondiamo e già non siamo lucidissimi, e se tutto è gravissimo niente lo è), non commenterò gli smemorati delle sue origini (viene dal Movimento sociale, non da Castro Street).

*Sì lo so, il simbolico, il rappresentante delle istituzioni, l’offesa. Ma a me piacerebbe tantissimo che La Russa potesse dire che preferisce avere un figlio eterosessuale – tra l’altro accostarlo all’essere milanista mi pare che sia il massimo cui un conservatore abbastanza estremo possa arrivare, è quasi rivoluzione, è quasi amore – in un paese dove non ci sono discriminazioni normative (mi piacerebbe riallocare gli sforzi e le risorse limitate). Le rielenco qui perché evidentemente è più importante indignarsi per delle scemenze: filiazione e adozione, accesso alle tecniche riproduttive e matrimonio non sono diritti per tutti.

E mi piacerebbe anche che riuscissimo a fare uno sforzo di immaginazione e non sentirci tutti suoi figli, e invece di offenderci pensassimo “ma chissenefrega, poi chissà che nome ci avrebbe messo”. Mi piacerebbe che gli rispondessimo – se proprio fallacia dev’essere – specchio riflesso, manco noi ti vorremmo come padre (sto scherzando). Qualsiasi cosa, insomma, ma vi prego basta con questa finta sorpresa tinta di offesa mortale.

Confesso di non aver indagato sui milanisti incazzati, che ci saranno sicuramente perché i tifosi sono parecchio suscettibili. Magari domani.