Sulle coste del mar Ionio, c'è gente che non mangia più il pesce perché ha paura che si siano nutriti di corpi umani, compresi quelli di bambini, mentre sono molti di più coloro che imprecano contro questi “spudorati” che si mettono in mare, anche in pieno inverno, per raggiungere le nostre coste. Di questi molti si domandono con quale diritto costoro violano i nostri “sacri confini”, sfidano le nostre “leggi”, sporcano le nostre città, minacciano la nostra nazionalità, rendono impuro il nostro sangue?

Qualcuno potrebbe rispondere che i clandestini(?) credono ancora che ci sia il diritto alla vita, il diritto di essere considerati umani, il diritto dato ad ogni uomo dal Dio Cristiano (e non solo) che ci vuole figli dello stesso Padre.

Credono ancora che prima delle nazioni ci sia la Madre Terra.Intanto però in Africa si muore.... anche per fame e per sete. Si scappa per non morire.

In Medio Oriente ed in Afghanistan ancora si sente la puzza di carne umana bruciata. In Libia ci sono ancora i lager in cui le donne vengono ingravidate e gli uomini torturati.

Ma si sa, si tratta di popoli incivili, arretrati, barbari che dobbiamo tenere fuori dalle frontiere per salvare la nostra “civiltà”. Non a caso l'on. Georgia Meloni parlando della Polonia l'ha definita “confine morale dell'Occidente”.

Quindi, i morti annegati sulla costa calabrese sarebbero fuori dai nostri “confini morali” anche se su una tale tesi qualche dubbio è legittimo, a meno che il metro di giudizio non sia quello in uso nel romanzo “1984” dove “la bugia è verità; la verità è menzogna”.

Si converrà che è una menzogna che si spaccino i naufraghi per “clandestini”, non sono nascoste nelle stive dei bastimenti ma viaggiano con il viso rivolto verso la salvezza. Sono uomini che fuggono dall'inferno. E qualcuno dovrebbe spiegare al ministro Piantedosi che la ragione per cui questa gente fugge dai loro Paesi, portandosi dietro bambini in fasce, è perché l'unica scelta che hanno di fronte è tra la morte certa e la salvezza molto incerta.

Non partono in crociera ma in barche scassate mentre il mare è in tempesta. E partiranno comunque... a meno che qualcuno non pensi ad una “soluzione finale”. Alla luce di quanto è successo sulle coste calabresi non dovrebbero esserci dubbi: la vera, unica, grande immoralità è la guerra.

L'onta più grande alla civiltà europea è il conflitto armato (questo si, barbaro, inumano e irrazionale) che alcuni Stati stanno combattendo nel cuore d'Europa innanzitutto contro i loro stessi popoli. Una stupida aggressione diventata guerra in cui ogni giorno si bruciano migliaia di vittime innocenti sull'altare dei “sacri confini”. E miliardi di rubli e di euro. Fondi che, se bene impiegati, avrebbero eliminato le ragioni che hanno spinto i dannati di Cutro ad abbandonare le loro case.

Per quello che vale, i miei confini morali comprendono il mar Ionio e lo stesso Canale di Sicilia ed includono tutti i luoghi in cui si consumano le immani tragedie dovute alla crudeltà umana, alla guerra, alle carestie ed alla siccità. Non possiamo rispondere alla tragedia di domenica scorsa con lacrime e lamenti. Non servono. Occorre piuttosto la capacità di riempire le piazze, aldilà degli stessi schieramenti partitici, e trasformarle in sentinelle di pace e di umanità.

Infine, ritengo che quella consumatesi sulle spiagge di Cutro sia stata una grande disgrazia anche se so che le forze armate italiane sono in grado di mettere in mare imbarcazioni tali da navigare in tempeste di ben più forte intensità.

Certamente non c'è stato il tempo! Dio voglia che le cose siano andate così.