Signor Procuratore,

Ho letto la sua intervista alle Iene della scorsa settimana e rispetto alle cose che Ella solitamente dice, (e sempre e rigorosamente senza alcuna possibilità di confronto), mi è sembrato di scorgere una flebile luce in fondo al tunnel. Infatti ad certo punto dell’intervista a Luigi Pelazza, Lei ammette «...non mi sento di dire che tutto quello che ho fatto è giusto... Sbaglia il chirurgo, sbaglia l’ingegnere e può sbagliare anche il magistrato». Ovviamente subito dopo, tende ad autoassolversi - «importante è aver lavorato sempre in buona fede» - ma già ipotizzare che possa aver sbagliato è un notevole passo avanti. Lo dico senza alcun sarcasmo, ma in qualche momento ho pensato che Lei si credesse infallibile.

Comunque sia c’è da dire che il medico o l’ingegnere che sbagliano, solitamente devono dimostrare quantomeno la propria buona fede in un processo. E non sempre la buona fede basta. Lei no! Eppure di errori ne ha fatti tanti.

Mi ero messo a contare le vittime dei suoi errori e ne ho contato parecchie centinaia, forse un migliaio. Parlo di errori certificati da suoi colleghi magistrati con le loro sentenze. E per alcuni di questi, neanche con tutta l’indulgenza del mondo, è possibile dare per scontata la buona fede. Lei lo sa meglio di me: molte vittime dei “suoi” (?) errori hanno avuto la vita sconvolta e tante sue “retate” hanno avuto ricadute rovinose su bambini innocenti e su anziani genitori che hanno visto il loro piccolo mondo crollare a pezzi sotto la clava della “giustizia”.

Anche volendo Lei non potrebbe sanare le ferite inferte a così tanti innocenti, ma una cosa la potrebbe ancora fare e non sarebbe poco. Lei potrebbe chiedere scusa alle vittime delle sue superficiali inchieste e chiedere perdono ai loro familiari che hanno pagato prezzi altissimi. Non sarebbe un atto di debolezza da parte sua ma di umanità.

C’è qualcuno, ed io tra questi, che da molto tempo sta cercando disperatamente di difendere la Costituzione dall’assalto condotto contro di Essa in nome d’una falsa antimafia e d’una molto presunta legalità. Forse Le chiedo l’impossibile domandandole di ristabilire un minimo di verità in una terra oppressa, oltre che dalla ‘ndrangheta, dall’impostura e dalla menzogna sistematica. Lo abbiamo fatto a nostro rischio e pericolo e senza mai ricorrere ad insulti ed offese personali.

Ora potrebbe essere il suo turno. A Lei non è chiesto di umiliarsi come altri sono stati umiliati ma solo di chiedere scusa alle tante vittime dei suoi gravi errori giudiziari... e sarebbe questo un atto di vero coraggio e di grande forza.

Lo faccia Signor Procuratore, non ignori questo appello firmato materialmente da me ma idealmente siglato con la sofferenza di centinaia di innocenti.