Nel cuore dell'Abruzzo, da oltre un decennio, un'ombra di speranza si insinua tra le mura carcerarie, infrangendo il gelido silenzio che le avvolge. È il riflesso della rivista Voci di dentro, un canto di libertà dietro le sbarre. Nata dall'impeto coraggioso di Francesco Lo Piccolo, giornalista e presidente della Onlus Voci di dentro, questa pubblicazione si erge a baluardo della giustizia e dei diritti umani, offrendo una voce a coloro che il sistema penale ha ridotto a mera “cosa”, privandoli della loro umanità.

Con un'impressionante periodicità di dieci numeri all'anno, la rivista si propone di smascherare le ingiustizie e le violenze che permeano il tessuto carcerario e la società stessa. La portata di questa iniziativa va oltre i confini del carcere. La rivista raggiunge le aule scolastiche degli istituti penitenziari italiani, il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria e altre autorità competenti, diffondendo gratuitamente la sua testimonianza di speranza e cambiamento. Finanziata in parte dalla Regione Abruzzo e sostenuta da contributi privati, Voci di dentro è diffusa anche online, permettendo a chiunque di accedere liberamente alle sue pagine cariche di emozioni e verità scomode. Con il recente lancio del numero “Regimi”, la rivista affronta con fermezza il tema della repressione e della guerra, con l’intento di scuotere le coscienze. In un periodo in cui la paura sembra aver annichilito la nostra capacità di indignarci, Voci di dentro ci ricorda il potere rivoluzionario delle parole e l'urgenza di dare voce al silenzio.

Con 80 pagine senza pubblicità, questo nuovo numero si apre con un'immagine carica di significato: ' Atleti con la palla', una foto del 1937 scattata a Wunsdorf, presso una struttura utilizzata dalla scuola della Wehrmacht. Questa immagine, con il suo sottile richiamo al dispotismo che permea corpi e istituzioni, costituisce il preludio ad un'analisi profonda e coraggiosa dei regimi che dominano il nostro mondo. “Regime” e “guerra” sono le parole chiave di questo numero, parole che sono state svuotate del loro significato originario, trasformate in concetti banali e accettati. Ma Voci di dentro si rifiuta di piegarsi a questa banalizzazione, scegliendo di affrontare la loro vera essenza e le riflessioni che esse impongono. Attraverso una serie di articoli e contributi, la rivista invita i suoi lettori a riconsiderare il valore e l'urgenza di questi concetti, a fronteggiare la paura che essi suscitano e ad abbracciare la necessità di costruire la pace in un mondo segnato dalla violenza e dalle disuguaglianze. Il carcere diventa il palcoscenico su cui si consumano molte delle ingiustizie e delle violenze legate ai regimi di potere. “Regime” diventa una parola che va al di là delle frontiere delle istituzioni politiche, per infiltrarsi nelle dinamiche quotidiane di controllo e oppressione che caratterizzano il sistema penitenziario. La dignità diventa un bene prezioso, spesso calpestato e vilipeso da una “tirannia” che si cela dietro una facciata di legalità. Ma Voci di dentro non si ferma qui. Attraverso una miscela di reportage, analisi e testimonianze dirette, la rivista esplora le connessioni tra guerra e regime, svelando le complicità nascoste che mantengono in vita questo ciclo di violenza e oppressione. In questa rivista, i giornalisti non sono i professionisti seduti dietro scrivanie come il sottoscritto, bensì sono i detenuti stessi e le persone che hanno conosciuto il peso dell'emarginazione e dell'ingiustizia. È proprio il loro sapere, maturato attraverso esperienze di vita uniche e spesso dolorose, che diventa la linfa vitale di questa rivista. Le loro storie, le loro testimonianze, i loro punti di vista, diventano la materia prima per una informazione più vicina alla realtà vissuta da chi è stato marchiato dalla marginalità.