Il costo oneroso del sopravvitto e la scarsità del vitto rimangono tuttora una problematica irrisolta nelle carceri. Tutto da riformare, secondo il garante dei detenuti della Campania.

Per inquadrare bene il problema, c’è da dire che la diaria giornaliera è rimasta tale e quale a quanto ha denunciato un vecchio rapporto della Corte dei Conti, risalente al 2014, che metteva all’indice il business del vitto e conseguentemente il sopravvitto. Se con tre euro e 90 vengono garantiti colazione, pranzo e cena a ciascun detenuto, viene da sé immaginare che nessuno di loro riesca a sfamarsi con quello che offre lo Stato. Motivo per il quale i detenuti sono costretti a ricorrere al cosiddetto “sopravvitto”: gli alimenti da acquistare negli empori interni agli istituti. I prodotti in vendita sono gestiti dalla stessa ditta appaltatrice che fornisce anche i generi alimentari per la cucina.

Il sopravvitto indica la possibilità per i detenuti di acquistare generi di conforto presso imprese che esercitano la vendita a prezzi controllati dagli uffici preposti, Direzioni delle carceri e dall’autorità comunale competente. Tale servizio è quello che appare, secondo le segnalazioni del Garante regionale Samuele Ciambriello, maggiormente controverso per l’evidente disuguaglianza con quanto succede fuori nelle normali logiche di mercato. «Stando alla descrizione dell’appalto ministeriale per il servizio di mantenimento dei detenuti e internati attraverso l’approvvigionamento alimentare – denuncia il garante regionale -, la colazione il pranzo e la cena a ciascun detenuto sono assegnati in base al costo più basso. L’aggiudicatario è tenuto inoltre ad assicurare, anche il servizio per il sopravvitto».

Per questo motivo, Ciambriello evidenzia che oltre alla necessità di organizzazione del servizio, il valore economico del sopravvitto risulta raggiungere un ammontare pari a circa il 50% dei volumi complessivi, rappresentando una fetta cospicua di ogni singolo accordo. «Anche una recente sentenza del Consiglio di Stato evidenzia la strana struttura del bando di gara, annullando gli esiti dell’appalto per le case circondariali di Lucca, Livorno, Grosseto e Massa, sostenendo che per un operatore economico non vi è modo di predisporre un’offerta economica consapevole e ponderata riferita al solo vitto, senza doversi confrontare gli utili e le perdite rivenienti dalla gestione parallela del servizio di sopravvitto», chiosa il Garante campano.

In seguito a diverse segnalazioni pervenute al Garante, i ristretti lamentano l’aumento di prezzo di beni di prima necessità come pasta, acqua, shampoo, dolci, e gas per i fornellini presenti nelle celle, acquistabili mediante il sopravvitto. Ciambriello ha richiesto alle direzioni delle carceri di Poggioreale e Secondigliano di conoscere il prezziario aggiornato al mese corrente e chiarimenti sulle modalità di verifica dei prezzi. A tal proposito, il Garante cita la circolare del 27 aprile 1988, nella quale il Dap sottolinea che i prezzi dei prodotti vengano inseriti e aggiornati mensilmente sulla base del costo di vendita presente negli esercizi commerciali aventi una superficie di vendita superiore a 400 mq e previa verifica degli uffici preposti dal Comune di Napoli.

«In realtà – denuncia Ciambriello - osservando l’elenco in allegato degli articoli inseriti nel mod. 72, ci si rende conto inequivocabilmente che i detenuti non possono scegliere quelli di marche meno costose e che il ventaglio di scelta è fortemente limitato». Il garante campano dei detenuti conclude: «Ogni detenuto ha diritto di spendere 150 euro a settimana per il sopravvitto. Lo fanno in particolare perché chi fornisce il vitto in carcere lo fa spendendo 3,90 euro per colazione, pranzo e cena. Sugli articoli, invece, vi è un sovraccarico. Spesso i prodotti hanno una scadenza a breve termine e se questo in un supermercato ordinario comporta uno sconto del 50%, in carcere ciò non avviene».