«Non intendo entrare né commentare la vicenda specifica, ma vorrei fare una riflessione di ordine generale, che ho già trasferito più volte in emendamenti, finora non recepiti dal Governo. Ho presentato varie proposte emendative, già nella riforma del processo penale, per prevedere che venga modificata la normativa e che a procedere, in caso di fuga di notizie durante le indagini preliminari, sia sempre una procura diversa rispetto a quella dove si sono verificate le fughe di notizie. E questo indipendentemente dal fatto che sia un magistrato iscritto o meno nel registro degli indagati». Così all’AdnKronos Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di "Azione", dopo la nuova fuga di notizie dalla procura di Perugia, questa volta relativa all’inchiesta sull’ex capo dell’Anm, Luca Palamara, indagato per istigazione alla corruzione nel procedimento scaturito dalle dichiarazioni di Piero Amara. La notizia dell’indagine a carico di Palamara è finita sui giornali ancora prima che le accuse venissero contestate all’ex Consigliere del Csm. «Se c’è da un ufficio giudiziario una fuga di notizie -spiega Costa - è bene, infatti, che ad indagare sia un altro ufficio giudiziario, anche se sono escluse da responsabilità dei magistrati, perché comunque è presumibilmente nell’ambito di quell’ufficio giudiziario che la fuga di notizie è partita, dunque è bene che a indagare sia un soggetto distinto e distante. E questo vale anche per le fughe di notizie relative alle intercettazioni e così via». Anche perché, conclude Costa, «statisticamente le indagini sulle fughe di notizie fatte dallo stesso ufficio da cui è uscita la notizia non individuano quasi mai i responsabili».