E' stata costituita nei giorni scorsi la Camera penale militare. L’associazione, che avrà sede nei locali del Tribunale militare di Roma, rappresenta una novità assoluta nel panorama dell’avvocatura italiana. Il nuovo sodalizio forense, leggendo lo statuto, si prefigge lo scopo di “tutelare la figura del difensore e l’indipendenza dell’avvocatura penale militare in conformità alle norme costituzionali, comunitarie, internazionali e alla Dichiarazione universale dei diritti umani, senza eccezione alle condizioni di genere».

Ma non solo: fra i vari obiettivi vi è quello di “rafforzare i collegamenti tra gli avvocati penalisti militari, favorendone la formazione”, e quello di “promuovere le politiche volte alla riforma della giustizia penale militare, con uno sguardo all’introduzione della mediazione dei conflitti e della costruzione di un modello organizzativo delle Forze armate come esimente penale”. E in considerazione del fatto che esistono due codici penali militare, uno per il tempo di pace e uno per quello di guerra, i penalisti militari chiedono anche che “l’interpretazione e l’applicazione sia ispirata alla tutela dei diritti e della dignità dei cittadini e di chi è sottoposto a giurisdizione militare”.

La giustizia militare sta attraversando da tempo un momento molto delicato. L’esiguo numero dei procedimenti penali di cui si occupa fa dire a molti che forse questa istituzione non ha più senso di esistere. In tanti sostengono che sia meglio accorpare i magistrati militari alla magistratura ordinaria, costituendo magari delle apposite sezioni specializzate. “Il diritto militare è specialità in ogni materia. Non si può comprendere questo settore particolare del diritto senza una visione trasversale e approfondita in ogni materia. Insomma serve uno sforzo notevole e senza tregua di passaggio da una materia all’altra, cercando di ricomporre l’armonia nelle contraddizioni interpretative altrui”, dichiara l’avvocato romano Angelo Fiore Tartaglia, fra i promotori dell’iniziativa.

Molte le questione dibattute in questi anni dagli avvocati con le “stellette”. La più importante è certamente quella finalizzata al riconoscimento del nesso causale tra tumore ed esposizione ad uranio impoverito. Ad oggi sono 367 i decessi e quasi 7.600 i malati fra i militari che hanno prestato servizio in teatri d’operazione dove erano stati utilizzati proiettili con uranio impoverito, a partire dai Balcani. Tema affrontato nella scorsa legislatura dalla commissione d’inchiesta presieduta dal dem Gian Piero Scanu.

Il logo della Camera penale militare sarà la bilancia della giustizia con tre stelle a cinque punte, simbolo delle Forze armate.