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Rita Bernardini
«Sono al 32mo giorno di sciopero della fame e ho perso 9,4 chili. A metà dello sciopero ho avuto un colpo della strega e una infezione in bocca. Diciamo che tutto sommato sto abbastanza bene». Lo ha detto all’Adnkronos Rita Bernardini, storica leader dei Radicali, da un mese in sciopero della fame contro il sovraffollamento nelle carceri, reso ancora più drammatico dall’emergenza Covid. «Ieri sono andata al Quirinale, insieme alla tesoriera del partito dei Radicali Irene Testa, per consegnare una lettera al presidente Mattarella che fa il punto sulla situazione nelle carceri. Rispetto alla prima fase della pandemia i positivi, sia tra gli agenti penitenziaria sia tra i detenuti, sono triplicati. I dati diffusi dal ministro Bonafede su un sovraffollamento al 105,5% non sono veritieri. Analizzando le schede trasparenza dei 189 istituti penitenziari si scopre che il sovraffollamento è al 115%, 4mila posti sono inagibili quindi i posti disponibili non sono 50mila ma 46mila». In questi 32 giorni, sottolinea Bernardini, «non ho avuto riscontri istituzionali, né dal presidente del Consiglio né dal ministro Bonafede mentre molta solidarietà e condivisione mi è arrivata da personalità quali Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Roberto Saviano, 202 accademici e professori di diritto penale e 3600 detenuti dalle carceri e 650 cittadini liberi, tra cui molti parenti di detenuti, soprattutto mogli, e avvocati». Tre cappuccini al giorno e tanta acqua, Bernardini ci tiene a precisare che la sua non è «una forma di protesta ma una lotta non violenta di proposta, di dialogo istituzionale per rappresentare una realtà come quella carceraria che conosco profondamente. Nella mia vita ho incontrato decine di migliaia di detenuti». L’obiettivo è «un provvedimento serio di amnistia e indulto. Bisogna ridurre la popolazione detenuta e la mole di procedimenti giudiziari. Ci vorrebbe un atto di responsabilità da parte della politica». Tre le richieste più significative: la liberazione anticipata speciale, passare dai previsti attuali 45 giorni a 75 per tutti quei detenuti che abbiano dimostrato, attraverso la buona condotta intramuraria, di avere intrapreso e di seguire un percorso trattamentale concretamente orientato al reinserimento in società; per tutta la durata dell’emergenza, blocco dell’esecutività delle sentenze passate in giudicato a meno che la Procura valuti che «il condannato possa mettere in pericolo la vita o l’incolumità delle persone» (proposta Procuratore Salvi) e allargare la platea dei beneficiari della detenzione domiciliare speciale prevista nel decreto Ristori a coloro che devono espiare una pena, anche se costituente parte residua di maggior pena, non superiore a 24 mesi, senza esclusioni derivanti dal titolo di reato. «È una realtà strana quella delle 189 carceri, sembra non ottimizzata, un certo numero sono quasi semivuote con meno detenuti dei posti disponibili ma almeno 115 sono sovraffollate - aggiunge Bernardini - A Taranto su 100 posti ci sono 193 detenuti, a Lauro dove le donne stanno con i loro bambini su 27 posti ci sono 7 donne, a Sciacca su 72 posti ci sono 45 detenuti, a Regina Coeli, un carcere vecchissimo, su 606 posti disponibili abbiamo 964 detenuti. Con il Covid poi bisogna ricavare ulteriori spazi per l’isolamento e tutto questo viene fatto a discapito dell’aumento del sovraffollamento nelle celle».