Era sbarcato in Sicilia, sollevato per essere sopravvissuto ad un pericoloso viaggio in barca dalla Libia. Ma dopo due giorni di permanenza, si era ritrovato in carcere con l’accusa di traffico di esseri umani. Non in un penitenziario minorile, ma quello per adulti. All’epoca dei fatti, nel 2015, era un minore e aveva 16 anni. Lui stesso ricorda altri giovani migranti africani della sua età e più giovani in prigione con lui. Finalmente, nel 2017, il giovane adolescente ottenne una data di udienza in appello a Palermo. Ma quando entrò in aula il giudice si alzò e disse che non poteva presiedere il caso di un minore. Poi, tre giorni dopo, nelle prima ore del mattino, gli agenti penitenziari andarono nella sua cella e gli dissero di fare le valigie perché stava per essere rilasciato.

La vicenda del minore riportata dal giornale inglese Bbc.com

Parliamo di una vicenda che recentemente è stata riportata dal giornale inglese Bbc.com. Con stupore, Moussa – il cui nome è stato cambiato per proteggere la sua identità – si era ritrovato nel carcere di Trapani. «Non può essere, sono arrivato in Italia e sono finito dritto in prigione. Ho 16 anni», aveva pensato tra sé e sé. Non riusciva a credere a quello che gli era successo. Moussa avrebbe quindi passato quasi due anni in una prigione per adulti con l’accusa di traffico di esseri umani, anche se era minorenne. Il ragazzo racconta che, una volta sbarcato, è stato portato in una stazione di polizia per essere interrogato con l’aiuto di un’interprete marocchina di lingua francese. Lei gli ha spiegato che due compagni di viaggio sulla barca lo avevano accusato di aver guidato l’imbarcazione. Lui ha supplicato di sapere chi fossero queste due persone, perché non riusciva a capire l’accusa, ma lei gli ha detto che era una traduttrice e non un avvocato.

Alla Bbc ha raccontato di non essere stato il solo migrante minore a subire questo trattamento

La mattina dopo è stato messo in una macchina della polizia. «Non sapevo che mi stavano portando in prigione. Pensavo fosse un centro di accoglienza». Nel carcere dice che gli avrebbero fatto due scansioni per determinare la sua età. Una valutazione ha rilevato che era minorenne, mentre l’altra no. Poiché i risultati erano inconcludenti, è stato messo in una prigione per adulti. Alla Bbc ha raccontato di non essere stato il solo ad avere avuto questo trattamento. Ricorda di aver visto in carcere altri suoi coetanei migranti africani della sua età e addirittura più giovani di lui. Dovettero passare nove mesi prima di poter chiamare la sua famiglia in Senegal, che lo aveva dato per morto. Qualche mese dopo, con una seconda telefonata, scoprì che suo padre era morto. In prigione poté almeno studiare per la licenza media italiana mentre sognava di fuggire dal carcere. Finalmente, nella primavera del 2017, Moussa ottenne una data di udienza in appello a Palermo. Come detto, il giudice rilevò la sua giovane età e fu rimandato in carcere. A quel punto, dopo tre giorni, gli agenti gli dissero di fare le valigie perché era libero. «Mi hanno accompagnato alla porta e l’hanno chiusa dietro di me. Ero lì, con un sacchetto di plastica pieno di vestiti». Non aveva idea di dove andare e uno degli agenti gli suggerì di prendere la strada e aspettare di trovare altri africani a cui chiedere consiglio su cosa fare.

Ora il ragazzo lavora a Cefalù e fa lo chef

Quella notte arrivò in Piazza Vittoria a Trapani. Lì incontrò alcuni senegalesi che gli dissero di dirigersi a Volpita, un campo di migranti. Alla fine Moussa ha lasciato Volpita dopo aver sentito che poteva fare soldi raccogliendo le olive da qualche altra parte. Dopo aver passato molti mesi a lavorare lì, si è stabilito nella popolare città turistica di Cefalù, vicino a Palermo, dove ora lavora come cuoco in un hotel. Ma il suo caso non è stato ancora affrontato e rimane in un angosciante limbo legale. Quanti casi simili ci sono attualmente? Secondo un recente rapporto dell’organizzazione non governativa Arci Porco Rosso di Palermo, nell’ultimo decennio più di 2.500 persone sono state arrestate in Italia con le stesse accuse. Tra loro ci sono anche giovani adolescenti che per sbaglio hanno la stessa sorte di Moussa?