Sono scattate all’alba le perquisizioni, disposte dal gip di Trapani Gabriele Paci, a carico di quarantasei persone, accusate per le violenze perpetrate all’interno delle mura della casa circondariale di Trapani Pietro Cerulli. L’operazione ha portato all’arresto di undici agenti di polizia penitenziaria, colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, e alla sospensione dal servizio per altri quattordici agenti.

L’ordinanza è stata eseguita dal Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo sotto la coordinazione del Nucleo investigativo centrale. Gli addebiti per i venticinque indagati sono di tortura, abuso di autorità contro detenuti, calunnia nei confronti di persone recluse e falso ideologico. Secondo quanto dichiarato dagli investigatori, è emerso un «modus operandi diffuso consistente in violenze fisiche ed atti vessatori nei confronti di alcuni soggetti detenuti, condotte peraltro reiterate nel corso del tempo e messe in atto in maniera deliberata da un gruppo di agenti penitenziari».

Il procuratore di Trapani Gabriele Paci ha descritto alcune delle pratiche di cui sono accusati gli agenti: «I detenuti venivano fatti spogliare e diventare bersaglio di getti d’acqua mista a urina. I detenuti in isolamento con problemi psichiatrici e psicologici venivano condotti nel reparto blu, ora chiuso per carenze igienico sanitarie e subivano violenze e torture. Parte degli agenti agiva con violenza sistematica per assicurare l’ordine all’interno della casa circondariale».

Le attività d’indagine hanno avuto inizio nel 2021 a seguito delle denunce, eseguite da persone ristrette, di torture e abusi perpetrati dal personale di sicurezza in luoghi non coperti dagli impianti di videosorveglianza. A seguito delle querele, gli inquirenti hanno installato le telecamere nei posti privi di copertura e sono così riusciti a immortalare e documentare le condotte criminali reiterate dagli agenti della penitenziaria.

«Ci auguriamo che venga fatta piena chiarezza su quanto accaduto riconoscendo in sede d’indagini e processuale le eventuali responsabilità – dichiara Pietro Gonnella, presidente di Antigone –. Non possiamo però che esprimere soddisfazione nel sapere che all’interno dell’Amministrazione penitenziaria ci siano professionalità in grado di far respirare le persone detenute riconoscendo i loro diritti».

Le forze di opposizione attaccano, anche a seguito delle dichiarazioni del sottosegretario Andrea Delmastro sul trattamento dei detenuti, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha preferito il silenzio. «Chiediamo una informativa urgente del ministro Nordio sui gravissimi fatti avvenuti nel carcere di Trapani con accuse molto gravi di tortura e sistemi di detenzione che superano la legalità – ha dichiarato Debora Serracchiani, deputata e responsabile nazionale Giustizia del Pd durante il suo intervento in aula –. Questi episodi sporcano il lavoro durissimo che correttamente svolgono quotidianamente le donne e gli uomini della polizia penitenziaria con senso del dovere e svolgendo mansioni che spesso neppure gli competono. Noi chiediamo che venga fatta chiarezza in primo luogo in aula dal ministro Nordio oppure dal sottosegretario Delmastro che ha la delega al dipartimento penitenziario, magari evitando che lo facesse con intima gioia».

La notizia delle violenze di Trapani arriva a sei giorni dall’ultima rivolta del carcere Regina Coeli e lo stesso giorno in cui viene raggiunta quota ottantuno suicidi all’interno dei penitenziari italiani, con il suicidio del ventottenne Ben Mahmud, impiccatosi nella sua cella della Casa circondariale di Marassi a Genova.