«Bisogna agevolare quanto più possibile le comunicazioni dei detenuti ucraini verso le famiglie in patria», a suggerirlo è il garante nazionale delle persone private della libertà. Al 28 febbraio erano 245 i detenuti ucraini nelle carceri italiane. Alla luce della guerra in corso in Ucraina e delle gravi conseguenze per la popolazione civile, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale invita le amministrazioni penitenziarie ad agevolare quanto più possibile le comunicazioni dei cittadini ucraini verso le famiglie in patria, come per tutti i cittadini stranieri provenienti da scenari di guerra. “Una misura che può alleviare l’angoscia e la preoccupazione di chi ha familiari e affetti in condizione di grave pericolo”, sottolinea sempre il Garante.

L'ok del provveditorato regionale dell'Emilia Romagna

Nel frattempo, a rendere possibile tutto ciò è stato per prima il Provveditore della regione dell’Emilia Romagna, che si è attivato nei confronti delle Direzioni degli Istituti penitenziari. Lo ha fatto su richiesta del Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, il quale ha chiesto – e ottenuto – la concessione di telefonate straordinarie a questi detenuti verso i congiunti in Ucraina e a sostenerne le spese qualora i detenuti siano indigenti. «Il recente conflitto armato intrapreso dalla Russia nei confronti dello stato Ucraino- scrive il Garante nella lettera al Provveditore - ha ormai assunto preoccupanti dimensioni e, secondo quanto riportano gli osservatori internazionali, la caduta della capitale Kiev potrebbe essere imminente».

Prosegue il Garante Cavalieri: «L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite ha definito crescente il numero delle persone che stanno lasciando il paese e, a ieri, sarebbero ormai oltre 500mila i rifugiati fuggiti nei paesi confinanti. Parte di questi sono già arrivati in Italia e anche nella nostra regione. A breve si potrebbe assistere al completo isolamento dalle telecomunicazioni con l’Ucraina rappresentando queste un obiettivo militare. Al fine di ridurre la sofferenza e la preoccupazione dei detenuti di nazionalità ucraina reclusi negli istituti presenti in Emilia- Romagna si chiede di voler valutare un suo intervento presso le direzioni dei penitenziari finalizzata alla concessione di telefonate straordinarie a questi detenuti verso i congiunti in Ucraina e a sostenerne le spese qualora i detenuti siano indigenti».

In chiusura di missiva, Roberto Cavalieri ha comunicato al Provveditorato «la disponibilità del Servizio regionale di Garanzia per eventuali interventi presso gli organismi competenti per la ricerca dei congiunti usciti dal paese qualora i reclusi ucraini non riescano a mettersi in contatto con i propri famigliari» .

Pronta è stata la risposta del Provveditore regionale: «Le Direzioni degli Istituti sono state sensibilizzate al fine di agevolare la continuità dei rapporti tra i detenuti provenienti dai paesi coinvolti nella crisi in atto in Ucraina e i loro familiari nonché a favorire ogni azione di sostegno utile a prevenire o gestire possibili disagi emotivi e/ o psicologici legati al conflitto in corso».

Il Servizio di Garanzia disponibile a intercedere con gli Uffici dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati

Il Provveditore Manzelli, infine, ha informato il Garante di aver segnalato alle Direzioni degli istituti penitenziari anche la disponibilità del Servizio di Garanzia a intercedere con gli Uffici dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati «in caso di segnalazione di detenuti di nazionalità ucraina ristretti negli Istituti penitenziari del distretto che abbiano necessità di acquisire informazioni sui familiari usciti dal proprio Paese, qualora non siano riusciti a mettersi in contatto con i congiunti. I nominativi dei detenuti/ e e le richieste degli stessi/ e potranno essere quindi inoltrati formalmente all’Ufficio del Garante che si farà tramite in merito con l’Agenzia Onu preposta».