Per il gip di Milano Natalia Imarisio non ci sono elementi sufficienti per sostenere l’accusa contro il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana indagato per autoriciclaggio e falso nella "voluntary disclosure" in relazione a 5,3 milioni di euro che erano depositati su un conto corrente in Svizzera, "scudati" nel 2015, e in particolare riguardo a 2,5 milioni ritenuti il frutto di presunta evasione fiscale. Di fronte al "mutismo" della Svizzera che non ha mai risposto alla rogatoria avanzata dalla procura, il giudice concorda con la procura, i pm Paolo Filippini e Carlo Scalas e il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, quando «ritiene non acquisite - e non acquisibili, per quanto già esposto - risultanze sufficienti ad ipotizzare con ragionevole prognosi di condanna la riconducibilità delle violazioni in esame (anche solo in parte) ad Attilio Fontana». Non solo: nel suo decreto il gip «ritiene che i concreti esiti investigativi (con gli apporti citati della difesa) risultino maggiormente concludenti (e comunque tali da fondare una più che ragionevole ipotesi alternativa in tal senso) ai fini dell’esclusione di tale riconducibilità». In particolare i difensori, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, hanno fatto accertamenti sui soldi della madre di Fontana, morta nel 2015, confluiti in un conto Ubs nel 2005, «ossia un conto Bdg di Losanna» intestato alla donna e aperto il 12 dicembre 1999 con il nome identificativo "Axillos". «Per la difesa, fortemente significativo della riconducibilità di tale provvista ai risalenti risparmi di famiglia (e non al reddito dell’indagato) sarebbe la coincidenza di tale nome con quello ("Assillo") identificativo della relazione bancaria aperta presso Ubs già dal padre dell’indagato, Elio, nel lontano 1977 e chiusa nel 1997» secondo una corrispondenza bancaria del 2021, prodotta dalla difesa e «della cui genuinità la procura stessa non dubita».